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#selfie-#che–#palle-#qui-#a-#lavoro

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Cassetta delle lettere. Bollette. Luce, gas, rifiuti. Metti presto la sveglia. Preparati. Vai in Posta. Prendi il numerino. Coda. Stai in piedi. In coda.  Sardine in scatola. Puzza di sudore. Mezz’ora. Neonati che piangono disperati e mamme età media 16 anni. Un’ora. Leggins e maglietta ascellare, raccapricciante.  Il tuo turno. Finalmente. “Buongiorno”! Lei e la sua voglia di vivere, o lavorare, mi buttano una rapida occhiata, abbassando nuovamente lo sguardo. Mi prende dalle mani bollettino,  soldi,  grazie, ma nemmeno arrivederci e una buona giornata mi si prospetta davanti. Così come succede alla cassa del supermercato di questa o quella catena e, purtroppo sovente, in sempre più numerosi negozi, non solo del centro commerciale, ma anche nel cuore della città.  Perché? Perché non siamo più abituati a esibire un bel sorriso e un riguardo in più, anziché un rossetto impeccabile e un polso tintinnante di bracciali con cuore di Tiffany? Perché se sei mingherlina, maggiorenne e vaccinata, ma sfortunatamente sprovvista di altisonante cognome, ed entri in determinati negozi non accompagnata da un genitore, non sei degna né di nota né di saluto? Non si può essere simpatici e carini solo se si vendono scarpe da 300 Euro a salire.

Ma la cosa che ha dell’incredibile è che spesso a trattare a pesci in faccia i giovani come me, sono gli stessi giovani, quelli privilegiati perché hanno l’immensa fortuna di avere un posto fisso, che ogni 2 x 3 pausa siga, che passano il tempo a postare “#selfie-#che –#palle-#qui-#a-#lavoro”, che scaldano la sedia del negozio facendo salotto e  lavorando senza passione né sentimento come fossero dei cicciobello inanimati,  ma che magicamente riprendono vita quando possono farti la radiografia non appena varchi la soglia. Scontato ed implicito che non si possa fare di tutta l’erba un fascio, innumerevoli sono i commessi in modalità zen, proprio come il Meui che non tira fuori gli artigli quando lo stritolo di baci e coccole togliendogli il felino respiro. Ma quanto sarebbe bello sapere di poter spendere i propri agognati risparmi, che, per quel che si può, conserviamo nel porcellino-sfizi, in un posto amichevole e vivo, che lasci spazio ai giovani volenterosi e motivati, e che, anche a fine stagione durante i saldi più sfrenati, le richieste più assurde e fuori luogo e la maleducazione imperante, possano ricordare che sono loro i fortunati a potersi portare a casa la michetta , e non noi clienti ad aver trovato il capo del cuore al 70%.

Concludo, dunque, rimandando il mio pensiero alla simpatica impiegata delle Poste che così celermente mi ha liquidata lunedì scorso, sperando che la mia dedica possa averla commossa, proprio come ti commuovono Rose e Jack nell’atto finale di Titanic.

Silvia Serralunga

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