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“Scorie nucleari alle porte del Biellese”
Dopo la realizzazione del deposito D2, che a suo tempo aveva già fatto discutere, pare che lo Stato voglia rilanciare realizzando nuovi impianti per “sistemare” le scorie radioattive. Dove? Proprio alle porte del Biellese. A lanciare l’allarme sulla possibile realizzazione di nuovi depositi a Saluggia, sul sito ex Enea/Eurex, sono stati gli esponenti di Sel.
Dopo la realizzazione del deposito D2, che a suo tempo aveva già fatto discutere, pare che lo Stato voglia rilanciare costruendo nuovi impianti per “sistemare” le scorie radioattive. Dove? Proprio alle porte del Biellese.
A lanciare l’allarme sulla possibile realizzazione di nuovi depositi a Saluggia, sul sito ex Enea/Eurex, sono stati gli esponenti di Sel.
“Da una riunione tenuta martedì sera a Saluggia – spiega Vladimiro Celanti -, abbiamo appreso che la SOGIN, società di Stato per la bonifica dal nucleare, avrebbe in programma la costruzione di nuovi impianti di deposito di scorie radioattive. Già la costruzione del deposito denominato D2 a noi era parsa del tutto inutile e sbagliata, non solo per il costo, ma perché faceva chiaramente intendere che le scorie nucleari avrebbero trovato a Saluggia una loro sistemazione definitiva o comunque stabile per molti decenni”.
Dopo questo primo passo, il rischio attuale è quello di “raddoppiare”: “Ora – conferma Celanti – si viene a sapere che il D2 non basta ancora e che SOGIN ha già avuto più di un incontro tecnico con la Regione Piemonte e il Comune di Saluggia per illustrare il suo progetto di depositi aggiuntivi. Incontri di cui peraltro nessun partito, organismo politico-istituzionale o associazione è stato messo a conoscenza”.
L’opposizione di Sel non è legata tanto alla filosofia del “non nel mio giardino”, quanto ai rischi dovuti alla posizione geografica di Saluggia: “Noi tutti sappiamo quale sia la delicatezza idrogeologica del sito di Saluggia, stretto tra la Dora Baltea e due canali artificiali. Sappiamo che la falda sotterranea al sito, due chilometri a valle, alimenta l’Acquedotto del Monferrato: il più grande del Piemonte, più di 100 Comuni serviti. La costruzione di nuovi depositi in loco, oltre a non tener conto di tutto ciò, avrebbe senz’altro l’effetto di allontanare e ritardare ulteriormente il processo di individuazione di un sito unico nazionale, minimamente sicuro, per i rifiuti nucleari”.
“Ci auguriamo – conclude Celanti – che la Regione e il Comune sappiano dare risposta negativa alle istanze SOGIN, quantomeno per il fatto che entrambe le Istituzioni avevano deliberato a suo tempo che nessun’altra costruzione sarebbe stata autorizzata su quel sito. In ogni caso i nostri rappresentanti in Parlamento, in Regione Piemonte, in Provincia di Vercelli e nel Comune di Saluggia, avvieranno tempestivamente iniziative sia per essere messi al corrente del progetto SOGIN che per attivare misure di opposizione”.
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