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Questo mondo non è più il nostro

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La lettera di chi, confessa la propria debolezza arrivata fino al culmine di un tentativo di suicidio, e quella di un ragazzo innamorato della propria famiglia fino a fare una pubblica dichiarazione d’impotenza a far fronte alla quotidianità di una vita ordinaria, mi hanno appesantito di un senso di colpa che non riesco a scrollarmi di dosso.

Leggere il giornale al mattino è come guardare oltre lo specchio del bagno. Nel senso che vedere altre facce, che non siano la mia, descritte dalle parole mi mette a confronto con un mondo che non sempre conosciamo nei dettagli, spesso nascosti nell’intimità del pudore nel mostrarsi disarmati di fronte agli eventi.

Nel suo ultimo numero, questo giornale ha concesso l’apertura a due lettere dei lettori. Non le ha confinate nella trita rubrica di quelle “al direttore”, normalmente occupate da grafomani o commenti dalla dubbia utilità. Una scelta editoriale che mi ha messo a confronto con una realtà che conosco, ma di cui – davvero – è difficile immaginare la portata quotidiana del dramma. So di essere un privilegiato, e faccio politica per passione, ma la lettera di chi, da un letto d’ospedale, confessa la propria debolezza arrivata fino al culmine di un tentativo di suicidio, e quella di un ragazzo innamorato della propria famiglia fino a fare una pubblica dichiarazione d’impotenza a far fronte alla quotidianità di una vita ordinaria, mi hanno appesantito di un senso di colpa che non riesco a scrollarmi di dosso.

Faccio politica da trent’anni. È possibile che fossero tutti mulini a vento, quelli contro cui ho lottato? È davvero possibile che io non abbia potuto incidere neppure in minima parte sullo stato delle cose o che questo sia il risultato della mia azione politica? I sogni possibili si sono trasformati in incubi. L’ordinarietà in emergenza. I progetti di vita in ansie quotidiane. Rivendichiamo un lavoro senza più permetterci una vita; rivendichiamo diritti su un lavoro che non c’è, in un mondo totalmente al di fuori del nostro controllo. Un mondo che, così, non è più nostro.

È da tempo che rifletto sul concetto di reddito d’inclusione sociale, che l’Alleanza contro la povertà sta sostenendo con vigore e ragione: mi sono convinto che è una necessità non più procrastinabile, in questo tempo in cui la sera troppa gente si chiede “ma domani che giorno sarà?”, senza sperare che possa essere un giorno migliore.

Vittorio Barazzotto

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