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A Natale puoi… fare quello che non puoi fare mai: attendere

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Quando, in concomitanza del primo ponte dicembrino, l’influenza ti costringe a letto e il frigorifero è troppo distante, un libro troppo stancante, il televisore troppo pesante, non ti resta che spedire l’uomo in cantina, riesumare palline e affini e dare libero sfogo al tuo prorompente spirito natalizio, latente undici mesi l’anno su dodici, trasformando così il tuo appartamentino non propriamente sobrio nella carovana Orfei.

Quando, in concomitanza del primo ponte dicembrino, l’influenza ti costringe a letto e il frigorifero è troppo distante, un libro troppo stancante, il televisore troppo pesante, non ti resta che spedire l’uomo in cantina, riesumare palline e affini e dare libero sfogo al tuo prorompente spirito natalizio, latente undici mesi l’anno su dodici, trasformando così il tuo appartamentino non propriamente sobrio nella carovana Orfei.

Mi hanno raccontato che per qualcuno l’attesa del Natale riesce ancora ad essere una magica attesa, anche se volentieri dimentichiamo quanto possa essere momento di unione e famiglia, nonostante tutto. Mi hanno raccontato che “calendario dell’Avvento” può anche diventarlo uno stoppino immerso giorno dopo giorno nella cera, fusa sul lavabo del bagno, in compagnia dei propri bambini, e di quanto le candele che ne derivano siano più endorfiniche del cioccolato chimico a forma di Babbo Natale. Mi hanno raccontato che, se là fuori notiamo un piccolo pettirosso adagiato su un ramo spoglio, il candore della neve non tarderà a dipingere il nostro quadro biellese, bisogna soltanto attendere. Attendere.

In quante occasioni è più comodo scordarci di quanto sia speciale un’attesa. Anche su una sedia da Ferrua. Anche quando desideriamo ormai da mezz’ora una cioccolata calda e temiamo che i baristi siano andati a raccogliere il cacao direttamente nelle piantagioni messicane. Le luminarie di Via Italia brillano a festa, o almeno ci provano. È presumibilmente domenica e hai la fortuna di poter trascorrere il riposo settimanale con tua moglie e tuo figlio seduti al caldo in un bar. Ehi tu, hai un momento irripetibile tra le mani, lo sai? Quanto mi piacerebbe se, approfittando del fatto che “a Natale puoi”, imparassimo insieme ad apprezzare l’unicità dell’attesa. Speriamo tutti di trovarne un po’ impacchettata sotto l’albero insieme ai guanti nuovi e al cesto di leccornie, per poterne rivivere infinite volte ancora l’irripetibilità, in questi anni di silenzio e merda, e non scordarci quanto un’amabile conversazione al bar possa aumentare il languore.

Silvia Serralunga

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