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Quanto ho sognato i peli sotto le ascelle
Così come mi prometto che festeggerò, così non festeggerò. Sprangata finale dalla mia mamma, che esordisce ricordandomi: “Caspita, quest’anno sono venticinque, stai diventando vecchia anche tu!”. Concitata riflessione: verità. Il diciotto del mio mese sul calendario in cucina probabilmente rammenta a lei, più che a me, che il tempo vola, ci abbandona, qualche ruga, poche grazie e neppure un arrivederci. Ma che tua madre, senza alcuna preparazione psicologica allo sconquasso emozionale che sta per causarti, ti schiaffi in faccia di non essere poi più la sua “piccolina-cucciolina-ciccettina-gnegnegnina”, significa che gli anni trascorrono inesorabili anche per chi ne ha sempre dimostrati cinque o sei meno, davvero.
Così come mi prometto che festeggerò, così non festeggerò. Sprangata finale dalla mia mamma, che esordisce ricordandomi: “Caspita, quest’anno sono venticinque, stai diventando vecchia anche tu!”. Concitata riflessione: verità. Il diciotto del mio mese sul calendario in cucina probabilmente rammenta a lei, più che a me, che il tempo vola, ci abbandona, qualche ruga, poche grazie e neppure un arrivederci. Ma che tua madre, senza alcuna preparazione psicologica allo sconquasso emozionale che sta per causarti, ti schiaffi in faccia di non essere poi più la sua “piccolina-cucciolina-ciccettina-gnegnegnina”, significa che gli anni trascorrono inesorabili anche per chi ne ha sempre dimostrati cinque o sei meno, davvero.
Quanto ho desiderato, da ragazzina, poter passare il rasoio sotto le ascelle come le grandi: al compleanno successivo, quando contavo un paio di peletti in più da accettare, gongolavo un mese intero. Cosa desidera, oggi, quest’ormai ragazza mai soddisfatta? Senza dubbio, non i peli superflui. Ma neppure la precarietà di tutto ciò che la avvolge e coinvolge. Occasioni utopiche, istanti sinceri, bambagia affettiva, persone temerarie, occhioni curiosi.
Ogni anno che passa, un pezzettino di cuore preferisce andarsene a braccetto con quella maledetta stronza, anziché gustarsi con me una bella fettona di meringata alla frutta, direttamente dall’amata pasticceria che ne ha ereditato la storica ricetta. Cosa ho combinato di trascendentale nella mia vita precedente da dover occupare la corrente con arrovellamenti sui perché e i per come dell’universo? Con i futuri compleanni spero di scoprirlo e, chissà, raccontarvelo. O, magari, lo farà qualcun altro per me, mentre sarò impegnata con gli autografi e le ascelle da depilare. Buon compleanno, Pesca golosa all’ingrasso, e vacci piano con la torta!
Slvia Serralunga
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