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Le streghe fanno shopping in via Italia

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Chissà in quale bar di Via Italia le streghe vanno a sorseggiare l’infuso di canapa e verbena. Chissà quanto sparlottano di noi, problematici poverini, stipati su un trespolo a fianco del bancone, mentre fissiamo il vuoto riflesso su un muro di tazzine da caffè.

Chissà in quale bar di Via Italia le streghe vanno a sorseggiare l’infuso di canapa e verbena. Chissà quanto sparlottano di noi, problematici poverini, stipati su un trespolo a fianco del bancone, mentre fissiamo il vuoto riflesso su un muro di tazzine da caffè.

 

Chissà quanto ridono del lumino elettrico a forma di zucca campato nella nostra borsetta, retaggio promozionale, molto Halloween, della mezz’ora precedente di spese in cineserie. Chissà quanto devono nascondersi da occhi indiscreti, queste fattucchiere in jeans slavati e t-shirt, e chissà quante ce ne combinano beatamente sotto il naso. Chissà se sanno che, ormai, le uniche fatture che temiamo noi mortali non sono più quelle formulate da loro nel calderone, mescolando le foglie d’alloro e il sale grosso da cucina.

 

Chissà se, mentre noi assaporiamo ignari la notte buia da sotto un piumone, nelle piazzette stellate di Salussola e Muzzano, Occhieppo e Pralungo, si consumano ancora quei settecenteschi roghi e processi, cenere e parole. Chissà perché la mia mamma non ha fatto un pochetto strega anche me. Nasi aquilini e nevi pelosi a parte, una scopa volante sarebbe stata più cool di un trespolo nel bar di Via Italia, come un magico pentolone in rame sarebbe stato, senza dubbio, più ammaliante di una padella antiaderente unta nel mio lavello.

 

Novembre, dunque, è alle porte e citofona: dolcetto o scherzetto?

 

Slvia Serralunga

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