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Ore da incubo per una 84enne: “Vi racconto l’odissea di mia madre”

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Il figlio: «Salvo la professionalità e la cortesia del personale del 118 ma su tutto il resto sono indignato»

«Premetto che non ho assolutamente nulla contro il personale del 118 che si è dimostrato gentilissimo, altamente professionale e all’altezza della situazione, e questo lo voglio sottolineare con evidenza, ma attendere un’ora l’intervento dell’ambulanza mi sembra fuori dal mondo».

Così Salvatore Di Micco racconta la sua odissea, o per meglio dire quella dell’anziana madre, iniziata nella giornata di mercoledì e conclusasi la notte successiva, anzi all’alba del giorno dopo.

«In mattinata – spiega l’interessato – mia mamma di 84 anni stava effettuando presso il reparto di radioterapia  del nuovo ospedale una seduta di chemioterapia quando ha avvertito dei forti dolori alla gamba. Nonostante i suoi sforzi, visto che il male era diventato insopportabile, lo stesso medico del reparto che l’ha sempre seguita ha deciso di farle effettuare un immediato controllo presso la radiologia. E’ qui ha inizio l’odissea».

«Seduta stante, senza nemmeno prestarle la dovuta attenzione per capire le ragioni del forte dolore – continua il figlio – il medico del reparto ha deciso di rinviare la visita, ritenuta invece urgente dal suo collega della radiologia, al mercoledì successivo».

Mamma e figlio sono dunque dovuti tornare a casa, ma nella notte seguente  la situazione  è diventata insostenibile. Nelle ore successive il dolore diventa sempre più insopportabile tanto che Salvatore Di Micco intorno alle 4.30 chiama il servizio emergenza del 118.

«Chiarisco – continua il figlio – che mia mamma abita a Biella, in pieno centro e non in un casolare sperduto sulle montagne di difficile individuazione. Ebbene abbiamo dovuto attendere circa un’ora prima dell’arrivo del mezzo perché, come mi è stato riferito, l’ambulanza era impegnata a Quittengo. Allora, ribadisco che salvo la professionalità del personale intervenuto che non ha colpe, ma se le emergenze notturne di un territorio come il nostro compreso il capoluogo provinciale è affidata a un solo mezzo c’è veramente di che essere preoccupati. Se poi le regioni del Nord sono quelle in cui la sanità pubblica viene definita d’eccellenza, non voglio nemmeno immaginare cosa accade da altre parti. A me sembra una cosa inconcepibile, fuori dal mondo».

Odissea finita? Assolutamente no, perchè le sorprese non sono finite.

«Una volta ricoverata – conclude Salvatore Di Micco – a mia madre è stata accertata la rottura del femore. Ebbene, praticamente 24 ore prima ci eravamo sentiti dire che non c’era nulla di urgente, che potevamo tranquillamente aspettare una settimana per effettuare degli esami. Ho diritto o no ad essere arrabbiato? Ma a parte il mio stato d’animo personale, è possibile che nel 2015 accadano ancora queste cose in una regione che viene definita d’eccellenza per quanto riguarda la sanità? Rimango in attesa di una risposta. Grazie».

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