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Meno male che Silvia c’è

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Ne discuto la prosa, come ogni sedicente corsivista da bar sport si diverte, senza titolo alcuno, a discutere la prosa degli altri. Ma saluto, con agile gesto per levarmi il cappello, la freschezza e la potenza dei contenuti che sotto quella prosa ribollono. Anzi. Sfrigolano peggio che le patatine al McDonald.  Silvia Serralunga. Chi era, costei?  In molti, all’ombra fredda del Mucrone, di certo la conosceranno. Io che sudo sotto il sole di oceani lontani, invece, non ho la più vaga idea di chi possa essere questa giovinetta che da qualche settimana lascia correre le dita sui tasti per poi pubblicare sulle colonne di questo giornale. Ecco. Io, il vecchio criticone pessimista. Il solito disfattista.

Quello che rompe le palle a gratis anche quando non si dovrebbe e non si potrebbe.
Quello simpatico come una mosca sul naso (per non  dire come un dito nel gnau), quello che pontifica tipo vecchio solone senza averne alcun diritto, né merito, né competenza, su temi che spaziano dal Pil alla polenta concia.
Io, proprio uno così. Io leggo le rubriche di Silvia e sorrido di gusto. Ma proprio come fosse mattino, dopo aver ben dormito. Come quando mia moglie ha già preparato il caffè e il profumo sale le scale senza fare rumore.

Edoardo Tagliani

L’articolo completo di Edoardo Tagliani è pubblicato sulla Nuova Provincia in edicola oggi.

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