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Manuela Tamietti “impavida guerriera”
Lei è una biellese che corre lontano e ritorna vicino come il Cervo delle sue origini saglianesi: Manuela Tamietti (nella foto di Manuele Cecconello) si butta nei mestieri d’arte come attrice e doppiatrice, era il 1986 e comincia da Torino, la capitale storica del Piemonte.
Lei è una biellese che corre lontano e ritorna vicino come il Cervo delle sue origini saglianesi: Manuela Tamietti (nella foto di Manuele Cecconello) si butta nei mestieri d’arte come attrice e doppiatrice, era il 1986 e comincia da Torino, la capitale storica del Piemonte.
Uno dopo l’altro mette insieme vent’anni di teatro e qualcosa come un’ottantina di lavori con varie compagnie in ogni dove d’Italia, con la sua voce fa parlare una bella serie di personaggi, di cartoni animati e soap opera! Dietro il suo ritorno c’è una storia di cuore, non il sortilegio delle fiabe ma qualcosa di simile perché si innamora scegliendo per marito e compagno di vita proprio un uomo biellese.
Da qui apre una serie spumeggiante di nuovi sipari in campo artistico, sempre in movimento impetuoso come l’acqua dei nostri torrenti di montagna che hanno messo in moto turbine, fabbriche e telai per filare la lana. Volendo dare un breve saggio dell’attualità Manuela l’artista alla ricerca di nuove sfide creative è diventata da poco una delle animatrici dell’associazione “Amici della lana” che ha messo in campo un progetto chiamato “Storie di lana” perché il Biellese, dice Manuela, diventi “una terra interessante che possa utilizzare il mezzo dell’espressività per attrarre artisti e turismo”.
Qual è il motore ideale che ha accompagnato la poliedrica Manuela nella sua storia di attrice, regista, autrice, organizzatrice di eventi artistici? Così risponde Manuela “I miei obbiettivi sono sempre stati quelli di sognare e sperare. Negli anni di Torino, Bruno Gambarotta in un articolo su La Stampa mi aveva definita impavida guerriera. Attualmente, essendo un po’ stanca di combattere, ho messo al centro del mio idealismo Gandhi e il suo ideale tradotto nella frase -Sii il cambiamento che vuoi nel mondo-”.
Le sorprendenti storie di Manuela si rigenerano in continuazione fin dalle “Storie di Piazza” itineranti in tutti i borghi del Biellese. Allora, erano gli anni Duemila la culla fu l’omonima associazione fondata insieme a Franco Grosso per tessere in forma artistica con dialoghi ed effetti video la memoria popolare. Molta acqua passò sotto i ponti da quell’inizio e il nome di Manuela continua ad associarsi ad una lunga e mirabolante raccolta di esperienze artistiche.
Una Falùspa in piena regola che ben si addice a un otto marzo dedicato alla creatività della donna.
Massimiliano Zegna
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