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La “stroke unit” per la gestione dell’ictus è operativa
E’ entrata in funzione a pieno regime nelle scorse settimane la “Stroke Unit”, unità per la gestione dell’ictus ischemico ed emorragico, presso la Neurologia dell’ASL di Biella diretta da Graziano Gusmaroli.
E’ entrata in funzione a pieno regime nelle scorse settimane la “Stroke Unit”, unità per la gestione dell’ictus ischemico ed emorragico, presso la Neurologia dell’ASL di Biella diretta da Graziano Gusmaroli.
L’unità si caratterizza per la presenza di quattro posti letto in reparto, dotati di altrettanti monitor per il monitoraggio di questi pazienti critici, e di un sistema informatico di controllo centrale, posizionato presso il bancone infermieristico, che consente in ogni istante di verificare le condizioni di ciascun ammalato contemporaneamente.
Nel Quadrante nord orientale del Piemonte, attualmente le Stroke Unit sono solo tre e trovano sede all’Ospedale di Novara, in quello di Domodossola e all’Ospedale degli Infermi dell’ASL di Biella. E’ un servizio di fondamentale importanza, soprattutto nelle prime 72 ore dalla gestione dell’ictus, in quanto il monitoraggio continuo del paziente, e dunque la possibilità di intervento immediato da parte dei sanitari in caso di allarme, aumenta del 15-20% il numero di soggetti che hanno un buon recupero delle proprie condizioni di salute.
La gestione della Stroke Unit è affidata al personale medico ed infermieristico della Neurologia, che ha frequentato corsi formativi per poter gestire questo tipo di emergenza, massimizzando i risultati e riducendo al minimo le tempistiche d’intervento. Il trattamento dell’ictus è comunque frutto di un lavoro di squadra, che coinvolge anche altre specialità cliniche: i neurologi si avvalgono, infatti, delle consulenze dei tecnici del Laboratorio Analisi, del Pronto Soccorso, del cardiologo, del neuroradiologo, dei rianimatori, dei nutrizionisti e dei riabilitatori.
Graziano Gusmaroli spiega: «L’ictus è una patologia acuta che nel Biellese colpisce ogni anno circa 450 persone, in linea con le altre realtà territoriali. E’ un situazione tempo-dipendente, nel senso che per limitarne le conseguenze, in termini di mortalità e disabilità permanenti, deve essere trattata entro quattro ore e mezza dall’esordio dei sintomi, con una progressiva diminuzione dell’efficacia dell’intervento man mano che trascorrono i minuti. In sostanza, prima si interviene, maggiori sono le possibilità di contenere i danni. Per questo motivo, a fronte di sintomi riconducibili all’ictus è fondamentale allertare il servizio di emergenza 118, che dispone di personale sanitario appositamente formato per riconoscere immediatamente la presenza di questa patologia e in grado di darne tempestiva comunicazione all’ospedale che, a sua volta, si prepara ad accogliere l’urgenza».
Nell’80% dei casi, l’ictus si verifica in presenza di una improvvisa interruzione di flusso del sangue verso una parte del cervello, dovuta all’occlusione di un’arteria. L’insufficiente apporto di sangue danneggia il cervello e causa un ictus ischemico. Più raramente, nel 20% dei casi, si verifica la rottura di un’arteria intracranica e in questo caso si parla di ictus emorragico. Solitamente, l’ictus si manifesta con l’insorgenza brusca ed improvvisa di paresi o paralisi, disturbi visivi, disturbi del linguaggio, disturbi della sensibilità, impossibilità di reggersi in piedi. L’incidenza di questa patologia è proporzionale all’età, ma esistono anche casi occorsi a pazienti giovani.
L’Ospedale degli Infermi ha ottenuto nel 2009 l’autorizzazione regionale alla pratica della trombolisi sistemica in presenza di ictus ischemico, terapia salvavita che si pone l’obiettivo di prevenire il decesso, limitare i deficit neurologici e limitare l’estensione del danno cerebrale. Questa terapia non è presente in tutte le realtà ospedaliere; permette lo scioglimento del trombo, causa dell’ictus, per mezzo di una strategia specifica: ristabilire farmacologicamente il flusso cerebrale prima che si manifesti un danno irreversibile. Il fattore fondamentale per poter ricorrere alla trombolisi è il rispetto del tempo massimo di quattro ore e mezza dall’insorgenza dei primi sintomi. Trascorso tale periodo viene controindicata la terapia per l’aumento dei rischi emorragici per il paziente.
Il primo trattamento con trombolisi al Degli Infermi fu effettuato nel giugno del 2009, ad un mese dall’autorizzazione regionale, e da allora sono stati sottoposti a trombolisi circa 50 persone; la gestione avveniva, sino a fine 2014, all’interno della Struttura di Medicina Semintensiva, diretta da Gabriele Lanza, in letti dedicati ed in collaborazione con la sua équipe medico-infermieristica.
L’opportunità dell’avvio del nuovo ospedale ha permesso di dedicare un’area all’interno del reparto di Neurologia alla Stroke Unit per ottimizzare le conoscenze, le motivazioni e le destrezze del personale medico-infermieristico, dotato di esperienza storica nella gestione dell’ictus in tutte le sue fasi.
Angelo Penna, Direttore Sanitario dell’ASL BI, conclude: «Oggi le nuove terapie e le modalità organizzative consentono di trattare ed ottenere ottimi risultati anche su patologie che molte persone ritengono ancora inguaribili o dalle conseguenze pesantemente invalidanti. Nel caso dell’ictus, il riconoscimento immediato dei sintomi e il trattamento in fase acuta con interventi mirati possono fare la differenza e, in casi sempre più numerosi, consentire al paziente un buon recupero».
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