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La poesia è trasgressione

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La giornata mondiale della pace, la giornata mondiale dell’amicizia, la giornata mondiale della poesia. Potete stare certi che quando viene indetta una Giornata Mondiale è perché quell’argomento è già censurato nei fatti e che  ora, con simulato rammarico, si guarda in un’altra direzione.  Ci si imbatte nella lingua della poesia leggendo i graffiti sui muri, ascoltando i rap e dall’epoca di Carosello ascoltando i messaggi pubblicitari: “Chi ha naso sceglie Dreher”, “Chi Vespa mangia la mela”, “Più lo mandi giù, più di tira su”. Una neo lingua orwelliana che, insieme all’inglese d’accatto, riscrive il mondo in termini di fatturato.

Per questo è difficile immaginare atto più trasgressivo della creazione poetica. Trasgressivo perché ininfluente, incapace  di darsi un fine, una prassi, persino un pubblico.
Si dirà che, se il gesto di scrivere poesia è davvero una trasgressione, non può essere superfluo, non può restare senza effetto.  Eppure, nell’immediatezza, le strade che questa creazione percorre, i boschi fittissimi che attraversa, le desolate lande che aggira, sono invisibili. Rarefatte (e spesso illeggibili) recensioni sui giornali, edizioni alla macchia che non arrivano alle librerie, edizioni importanti che  si materializzano nelle librerie di provincia  in una copia e in tre nelle metropoli come fossero mobili chippendale e porcellane d’antan.

Marco Conti

L’articolo completo verrà pubblicato sulla Nuova Provincia di Biella in edicola domani.

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