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In ricordo di Alfredino Rampi
Nessuno di noi dimenticherà quel 10 giugno del 1981, quel tuo scivolare in un pozzo artesiano profondo 40 metri, quel scoprire improvviso che nella vita ci sono pozzi così profondi e stretti da non lasciare sogni nei cassetti di un bambino. La tua voce spaventata ha lasciato l’Italia per decine di ore attaccata alla televisione, il tuo respiro che segnava il passaggio tra la notte e il giorno per chi fuori non vedeva il buio di quei 40 metri di terra scavati dal destino tra te e la tua infanzia.
Caro Alfredino, l’11 Aprile di 39 anni fa venivi al mondo nell’inconsapevolezza che avresti segnato la vita di questo nostro Paese per molto tempo e che ,come spesso accade nelle perdite più dolorose, il tuo nome si sarebbe perso in una memoria collettiva incapace di riconoscere la storia di un fallimento.
Alfredino Rampi…basta citare il tuo nome per vedere il viso di chi ha vissuto la tua storia rabbuiarsi e velarsi di una tristezza che sembra non avere tempo.
Oggi Alfredino saresti un uomo, forse un papà ed invece sei rimasto uno dei più grandi rimpianti di questa nostra terra anima e cuore, spesso disorganizzata ma capace di mobilitarsi nelle sue individualità sconosciute.
Nessuno di noi dimenticherà quel 10 giugno del 1981, quel tuo scivolare in un pozzo artesiano profondo 40 metri, quel scoprire improvviso che nella vita ci sono pozzi così profondi e stretti da non lasciare sogni nei cassetti di un bambino. La tua voce spaventata ha lasciato l’Italia per decine di ore attaccata alla televisione, il tuo respiro che segnava il passaggio tra la notte e il giorno per chi fuori non vedeva il buio di quei 40 metri di terra scavati dal destino tra te e la tua infanzia.
Eppure tutti ci abbiamo creduto, dopo tutto c’era il mondo intero li, per te, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, restato per ore ed ore ai bordi del pozzo artesiano, geologi, vigili del fuoco, uomini piccoli di statura ma dal cuore enorme capaci di resistere per decine di minuti a testa in giù, col sangue negli occhi, nel disperato tentativo di afferrare la tua manina sempre più fredda.
Ci abbiamo creduto tutti, si, tutti eravamo certi che il finale della storia sarebbe stato il tuo ritorno alla luce, in braccio ad un eroe, l’abbraccio con la mamma e d il ritorno alla scuola, ai giochi di sempre.
Sono passati 33 anni Alfredino da quel triste epilogo, quelle poche parole che ammutolirono l’Italia intera proprio come lo stesso silenzio che calò sul tuo cuoricino.
Ci sono voluti ancora 28 giorni per riportarti sulla terra e consegnarti all’addio dei tuo genitori e di un Paese che nel frattempo, come da tradizione, aveva cominciato a dividersi tra accusatori e accusati.
Oggi in questa breve rubrica Biella ti ricorda Alfredino e ogni pensiero e dolore si perde in quell’unica foto rimasta dove sorridevi alla vita senza sapere che un pozzo te l’avrebbe rubata insieme alla speranza di un Paese che non ti ha mai dimenticato ma che forse non ha mai fatto molto per ricordarti.
Alberto Scicolone
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