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Il pittore biellese che diede vita ad una foresta negli Emirati Arabi

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Dopo sette mesi di falùspe (ho perso il conto, ma credo siano state almeno una quarantina) ho deciso, con oggi, di sospendere, almeno temporaneamente, questa rubrica che comunque mi ha dato molte soddisfazioni. Ho apprezzato soprattutto di aver potuto fare tante nuove conoscenze, persone giovani e meno giovani, ma tutte eccezionali che hanno a cuore il futuro del Biellese e lo stanno valorizzando con la loro attività o la loro arte.

Dopo sette mesi di falùspe (ho perso il conto, ma credo siano state almeno una quarantina) ho deciso, con oggi, di sospendere, almeno temporaneamente, questa rubrica che comunque mi ha dato molte soddisfazioni. Ho apprezzato soprattutto di aver potuto fare tante nuove conoscenze, persone giovani e meno giovani, ma tutte eccezionali che hanno a cuore il futuro del Biellese e lo stanno valorizzando con la loro attività o la loro arte. 

Ringrazio il direttore della “Nuova Provincia di Biella” Massimo De Nuzzo per l’opportunità che mi ha dato, con la pubblicazione di “Falùspe” sia online sia sul giornale cartaceo e i colleghi giornalisti (in primo luogo Matteo) per avermi supportato e sopportato!

Adesso mi dedico alla falùspa che ho deciso di dedicare ad un grande pittore, che abita ad un tiro di schioppo da Biella, a Sagliano Micca.

Mi perdonerà Roberto Curoso, 60 anni compiuti da pochi giorni, ma preferisco pubblicare, anziché la sua foto, quella di un suo quadro che io trovo meraviglioso: credo sia l’ultimo che ha dipinto; è intitolato  “Roby Curoso’s Arabescokhan” dove, ispirandosi all’antica arte detta “arabeschi”, ha elaborato creativamente elementi calligrafici, tipici della cultura araba. Il connubio fra questo dipinto e la stoffa biellese è armonicamente tradotto nella scelta della tela, tessuta nelle aziende del nostro territorio.

La storia di Roberto include viaggi e lunghi periodi in cui ha lavorato in varie parti del mondo: ha vissuto oltre vent’anni  della sua vita negli Emirati Arabi Uniti, specialmente ad Abu Dhabi; ha partecipato ad alcune collettive e organizzato personali in Italia e all’Accademia di Belle arti di Kinshasa/Zaire; ha realizzato una serie di opere grafiche per importanti editori. Fra le altre esperienze insolite ha trascorso  due anni nel deserto arabo per un progetto di afforestazione di 400 ettari, ha compiuto un anno di permanenza a Londra con mostra personale a Brixton, poi un viaggio di studio e pittura di Arte islamica e faraonica con un anno e mezzo di permanenza al Cairo; ha realizzato  un grande dipinto per l’ambasciata italiana di Abu Dhabi, e poi tante altre cose… da rimanere strabiliati! Quindi è ritornato in Italia e, dopo aver abitato a Pollone ora si trova a Sagliano e continua a dipingere le sue belle tele.

Durante la sua permanenza negli Emirati Arabi, negli anni 85-86, Roberto, come accennato, ha trascorso due anni di lavoro nel Rub Al Khali, il deserto, per un progetto di afforestazione.

“Questa splendida avventura – racconta Roberto – mi fece conoscere ed apprezzare la vita beduina della quale oggi ho ancora enorme rispetto. Insieme ad un gruppo di 15 pathans di lingua pashto, creammo dal niente un campo con le abitazioni, diversi pozzi a cielo aperto, le recinzioni di diversi appezzamenti su 400 ettari, l’impianto di irrigazione, il vivaio per il ricambio delle piantine che non ce la facevano ad attecchire. Gli esperti del Forestry Dept di Al Ain dichiarano che gli alberi, nel tempo, cambiano il microclima, fermano le sabbie portate dal forte vento che in certi periodi dell’anno è veramente incredibile, producono frutti e legname, creano ombra e forniscono un habitat di migliore qualità per certi animali selvatici i quali per esempio trovano così cibo”

Per avere un’idea quasi completa della sua bravura basta dare un’occhiata al suo sito “Robertocuroso.net” oppure al “Global Art Trading” curato con l’amico Omar Ronda.

“In conclusione mi pare di poter dire – scrive Bruno Pozzato, famoso critico d’arte – che il linguaggio pittorico di Roberto Curoso s’innesca in una visione della vita e dell’arte dalla spazialità cosmica luminosa, colorata e iridescente, pervasa da un afflato lirico di forte vigore espressivo, non ignara dell’ultimo Matisse e di certe suggestioni formali e atmosferiche della Transavanguardia”.

Mentre parliamo nello studio di Roby, sul divano è accovacciato il suo bellissimo gatto nero. Appena lo accarezzo ha un attimo di sussulto, ma poi capisce subito che sono anch’io un amante dei  gatti, e come i gatti si sente libero e ama farsi coccolare!

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