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“I cittadini devono sapere: il nuovo ospedale rischia la retrocessione”
La forte presa di posizione di Adriano Guala e Leo Galligani, primari emeriti di Geriatria e Pediatria: “Da poco inaugurato con belle parole e subito sottoposto dalla proposta di legge regionale ad un drammatico declassamento, con perdita di letti, di primariati, di funzioni”.
Gent. Direttore,
chiediamo ospitalità perché non possiamo restare estranei a ciò che riguarda il futuro del nostro Ospedale.
Abbiamo un Ospedale nuovo, moderno, tecnologicamente con pochi confronti, con ottime professionalità e ingenti potenzialità, da poco inaugurato con belle parole ed esplicito riconoscimento come ospedale da indicare come riferimento per la sanità piemontese e subito sottoposto dalla proposta di legge regionale ad un drammatico declassamento con perdita di letti, di primariati, di funzioni.
Il piano di rientro dal debito regionale impone sicuramente sostanziosi ridimensionamenti nel capitolo più dispendioso, la sanità, ma almeno due sono gli aspetti di difficile comprensione:
da parte della Regione un trattamento ‘prendere o prendere’ agevolato da un silenzio compatto (salvo minime eccezioni) da parte nostra e il grande dubbio se sia stato applicato un criterio di giustizia distributiva e considerata l’intera rete ospedaliera alla luce del criterio costi/benefici assistenziali per certe strutture poco frequentate e quindi pericolose per gli utenti, se si siano fatte opportune valutazioni delle distanze e delle condizioni orografiche, degli inutili raddoppi di primariati e di strutture.
Noi, con un ospedale che ci eravamo detti tanto bello da poter attrarre professionalità e malati e da avere un posto di rilievo, unico dopo Novara, adesso ci troviamo ad un passo dalla retrocessione in B.
I cittadini tutti devono sapere che la realtà prospettata è che siano eliminati ben 4 “reparti” fra questi: Dermatologia, Pneumologia, Malattie Infettive, Centro Trasfusionale, Medicina Nucleare. Riducendo l’attività dei 2 superstiti a funzioni assimilabili alla loro soppressione. Mentre Nefrologia sarà declassata ad esclusiva attività dialitica ed Oncologia privata delle degenze e ridotta unicamente all’attività ambulatoriale. Per non parlare di Geriatria che letti non ha più dal 2007, ma che vive come Post-acuzie , indispensabile per un buon funzionamento di altri Reparti medici e chirurgici che hanno un sollievo in cui mandare malati ancora molto instabili che non possono trovare collocazione extraospedaliera. E continuare a perdere attività come i comuni esami sempre eseguiti in Laboratorio e ora mandati a Novare o dal Centro Trasfusionale a Borgomanero. Così come i biellesi, da Campiglia a Ponzone etc., dovranno cercare accoglienza a Novara o a Vercelli. Ben conoscendo la qualità erogata da tali specialità nel nostro Ospedale! Va bene accettare in silenzio? Non vogliamo “dire la nostra”? Altri l’hanno fatto ottenendo buoni risultati.
Prima che sia troppo tardi, se già non lo è, pensiamo a come fermare questo declassamento immeritato. E non vengano a blandirci col dire che i reparti spariranno con il pensionamento o i letti saranno ridotti per la fine del 2016, né che la riduzione non sarà di 80 letti, ma forse qualche decina in meno. O magari che qualche letto si troverà, “d’appoggio” in Medicina Interna. Cosa irrealizzabile perché sempre (non solo nella stagione dell’influenza) ci sono malati ricoverati in altri reparti non bastando i letti alle abituali necessità. Crediamo sia importante comprendere come la Regione, al là delle parole di prammatica, intenda collocare un ospedale nuovo, grande, moderno, dotato di tecnologia d’avanguardia, finanziato in modo rilevante dalla comunità locale. Se intende davvero ridurre la sua grande potenzialità a funzioni di serie B. Dov’è il senso delle parole del Governatore all’atto della inaugurazione: “è evidente che metteremo in campo ogni sforzo per poter far funzionare questa struttura ospedaliera. È altrettanto vero che un ospedale ha delle chances in più se ha buone dotazioni tecnologiche e professionisti molto qualificati; che il territorio deve fare la propria parte nell’erogazione dei servizi sanitari, dunque, l’ospedale deve essere visto come il centro di una rete territoriale.” O c’è un controsenso? Crediamo di essere nelle condizioni espresse, anche pensando all’importanza dell’intervento che si è accollato questo territorio.
Alla luce di tutto questo siamo però preoccupati anche dalla calma rassegnata (salvo benemerite eccezioni) che si respira a Biella. In altre realtà (Asti, Vercelli, Tortona, Verbania) l’impegno delle persone ha ottenuto risultati. D’altra parte dobbiamo renderci conto della posta in palio. Siamo ancora in tempo per fare qualcosa? Ignoriamo i tempi della Regione, ma cerchiamo di non sciupare gli ultimi momenti (forse) ancora utili per intervenire PRIMA che siano prese decisioni che DOPO sarebbe difficile riportare alla giusta dimensione. (giusta e quindi raggiungibile, non di privilegio che non è costume dei biellesi).
Si richiede uno scatto di orgoglio, una dimostrazione di affetto per il nostro ospedale con iniziative, composte ma rappresentative, che con fermezza chiedano alla Regione una presa d’atto dell’importanza del nostro ospedale. Veramente nostro, dei Biellesi: per il peso del finanziamento locale nella costruzione, nella dotazione tecnologica, per il credo dimostrato nella raccolta fondi in corso finalizzata al raggiunqgimento di servizi ancora più completi e rispettosi della dignità umana.
Chi scrive, vecchi medici con trascorsi ospedalieri di 40 anni, ha avuto fiducia in questo ospedale e in quello che ci veniva detto da autorevoli parti. Abbiamo chiesto, come Associazione Amici dell’Ospedale di Biella, alla cittadinanza di aiutarci a dotarlo di servizi ancora migliori, con l’aspettativa di attrarre professionisti e utenza anche da altre aree. Noi continueremo a vedere l’Ospedale degli Infermi come una grande opportunità per il territorio e per l’intera sanità del Piemonte.
La ringraziamo vivamente per l’ ospitalità.
Adriano Guala
Primario emerito di Geriatria
Leo Galligani
Primario emerito di Pedriatria
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