Seguici su

Senza categoria

Gentilmente lasciateci passare

Pubblicato

il

E’ profondamente italico il vizio di saper, in caso di sconfitta, gettare tutte le colpe su di un singolo individuo, così come italica è la capacità di cambiare vestito a seconda delle stagioni. E’ però vero che quando c’è una sconfitta pesante qualche interrogativo bisogna porselo e farlo non è un diritto ma un dovere di chi crede nella propria bandiera come forma di asservimento alla volontà popolare e non a oligarchie autoctone.

Per oggi mi prenderò la libertà che spetta a chi è in Forza Italia dal 94, da quelle prime riunioni in un ufficio privato, in un tempo lontano dove ancora molti di coloro che avrebbero fatto carriera e successo con le nostra bandiera stavano a sinistra e i “ berlusconiani” li disprezzavano.

Mi prendo la libertà di ricordare che in tanti, per tanti anni, abbiamo coltivato il sogno di un grande partito del popolo, un partito della classe medio bassa perché solo chi è cresciuto dietro ai banchetti come me sa che l’elettorato di Forza Italia non era e non è mai stato ne aristocratico e ne alto borghese.

Mi prendo la libertà di affermare con forza che ogni successo è arrivato grazie alle performances del Presidene Berlusconi spesso messo in discussione proprio da chi nel frattempo aveva sotto la bandiera azzurra accresciuto potere e ricchezza.

Mi prendo la libertà di dire che per vent’anni in tanti abbiamo lottato e sofferto mentre pochi in segrete stanze giocavano alla divisione del potere, godendo di privilegi assurdi .

Ora è arrivato il conto e l’ha servito la storia. Non ci sono più Seab, Cosrab, Asrab, Iris, Cissabo, Consorzi, assessorati, enti…

Per vent’anni la nostra rivoluzione è stata trasformata in una lotta senza senso per poltrone e poltroncine. Non mi importa se tutto ciò è un malcostume trasversale, non mi interessa.

Cinque anni fa mi dimisi da segretario cittadino di Forza Italia prima delle elezioni denunciando con forza che si parlava di poltrone e non di programmi… sono stato deriso. Il povero Scicolone, un

pazzo come diceva qualcuno, un intralcio anche al Belletti Bona, poltrona senza ritorno economico ma pur sempre oggetto di baratto per avere l’appoggio di un partito piccolino. Il povero Scicolone e i suoi mendicanti, con quella boutique solidale che sa tanto di sinistra, con tutta quella gente utile da contattare solo due settimane prima del voto, quel pazzo di Scicolone con questi animali, queste battaglie senza senso e senza ritorno di vanagloria.

Ora che la storia e la nostra gente hanno restituito il conto chiedo soltanto a chi per vent’anni ha fatto della nostra bandiera una casa per pochi intimi e soprattutto un serbatoio di ricchezza, di lasciarci passare, con la pazzia delle nostre idee e quella folle idea di credere ancora d’essere forza di popolo e non popolo per forza…

Alberto Scicolone

La rubrica di Alberto Scicolone compare ogni mercoledì sulla Nuova Provincia di Biella in edicola a soli 1,20 euro

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook