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FOTOGALLERY – I bimbi prematuri che ce l’hanno fatta: le loro foto prima e dopo

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Il 17 novembre si celebra la giornata internazionale del neonato pretermine. È una occasione per accendere i riflettori sui “piccolissimi” ricoverati in tutte le terapie intensive neonatali degli ospedali.

Il 17 novembre si celebra la giornata internazionale del neonato pretermine. È una occasione per accendere i riflettori sui “piccolissimi” ricoverati in tutte le terapie intensive neonatali degli ospedali.

Quest’anno l’Asl di Biella ha scelto di onorare questa giornata in un modo diverso: una mostra speciale – allestita nell’atrio dell’ospedale – che valorizza i ricordi e che immortala i bimbi nati prematuri per descrivere con la forza delle immagini com’erano e come sono oggi.

La World Prematurity Day focalizza l’attenzione sui bambini nati prima della 37esima settimana di età gestionale. Si tratta di neonati che hanno bisogno di immediate cure e assistenza, sia durante la prima ora di vita, detta anche Golden Hour, che nei 3 anni successivi.

Come fa sapere la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, nel Mondo sono 15 i milioni di piccoli nati prematuramente ogni anno, stiamo parlando di 1 bambino su 10. Tra questi, circa 1 milione muore a causa di complicazioni legate proprio alla condizione di nati pretermine, a tre quarti di loro oggi potrebbero essere fra noi grazie a cure adeguate e medicine di supporto sia per la madre che per i bambini.

È una carrellata di emozioni quella che chi entrerà in ospedale nei prossimi giorni potrà ammirare. Ci sono i ringraziamenti al personale, sempre attento, vicino e professionale, capace di far comprendere – pur in un momento così critico per le famiglie – come muoversi in quel “piccolo mondo delicato”. Gli scatti immortalano la fragilità del passato confrontandola con la forza e la vitalità di oggi. Fotografie che in alcuni casi sono accompagnate dalle storie che i genitori e li stessi bambini di un tempo hanno voluto raccontare.

Storie anche molto lontane, come quella di Matteo e della sua mamma Manuela 28 anni fa, o come Alessandra che oggi innalza sorridente una barriere dell’Italia e scrive “Amo credere nelle cose impossibili e piangere dall’emozione dopo averle realizzate”.

Una mostra che è soprattutto un inno alla speranza e al coraggio. Speranza che è tutta dentro queste immagini e che non ha bisogno di molte parole per essere trasmessa a chi le osserva.

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