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Federica Collinetti e la Domus
Mondi vicini e pure ancora lontanissimi, questo si può pensare dopo aver salutato Federica Collinetti (41 anni, abitante a Piatto) che fa la presidente di un’impresa sociale, esattamente la cooperativa che risponde al nome di Domus Laetitiae. La sua sede di lavoro è Sagliano Micca, vicinissima al centro abitato e alla città, ma è subito un altro mondo e lo si intuisce appena varcato il cancello di questa grande villa con giardino, dove ha sede la cooperativa per cui lavorano ogni giorno 160 soci di cui 130 soci lavoratori (la differenza è data dai famigliari dei disabili che sono trenta). Qui vivono come ospiti 69 persone e altre 40 utilizzano il servizio diurno. Vi sono poi sedi staccate a Trivero, Candelo (dedicata all’autismo) e Chiavazza.
Mondi vicini e pure ancora lontanissimi, questo si può pensare dopo aver salutato Federica Collinetti (41 anni, abitante a Piatto) che fa la presidente di un’impresa sociale, esattamente la cooperativa che risponde al nome di Domus Laetitiae. La sua sede di lavoro è Sagliano Micca, vicinissima al centro abitato e alla città, ma è subito un altro mondo e lo si intuisce appena varcato il cancello di questa grande villa con giardino, dove ha sede la cooperativa per cui lavorano ogni giorno 160 soci di cui 130 soci lavoratori (la differenza è data dai famigliari dei disabili che sono trenta). Qui vivono come ospiti 69 persone e altre 40 utilizzano il servizio diurno. Vi sono poi sedi staccate a Trivero, Candelo (dedicata all’autismo) e Chiavazza.
Sagliano comunque non è estranea alla Domus; anzi, insieme al Comune ha dato vita ai “legami di prossimità” ossia ad aiuti di comunità in cui sono coinvolte circa 85 persone anziane che possono contare su un servizio di accompagnamento per andare in farmacia, a fare la spesa o per altre necessità.
“Il nostro desiderio è armonizzare questi due mondi”, mi spiega Federica Collinetti che, prima di essere eletta presidente nel 2011 al rinnovo del consiglio di amministrazione, ha fatto diverse esperienze come educatrice. Prosegue spiegandomi che tutto il suo lavoro, e di tutte le persone impegnate alla Domus, è una attività di équipe che trova tante applicazioni e da cui, come se fosse un fiume, arrivano e fluiscono lontano tanti progetti, gruppi, associazioni collegate. “Nel tempo abbiamo capito che il nostro filo conduttore era fare in modo di raccontare la disabilità, far sì che si conoscesse come differenza culturale”. Certo non basta saper fare per far star meglio le persone la cui vita è diversa, e spesso molto più complicata, oltre al sapere razionale ci vuole sempre qualcosa in più per immaginare come si vede e si sente la vita in modo diverso.
Quest’anno la Domus compie trent’anni e le iniziative principali, in calendario per il secondo semestre del 2014, daranno vita ad una molteplicità di “racconti” sulla disabilità considerata al pari delle altre differenze umane. Federica, per concludere, vuole rimarcare che anche la disabilità deve essere considerata una pari opportunità.
Massimiliano Zegna
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