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Dire di no alla vita, perché?

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Sono scossa dal terribile suicidio dei giorni scorsi. Neppure applicandomi riesco a trovare una motivazione plausibile a giustificazione di un gesto così estremo. Probabilmente perché credo non esista per nessuno giustificazione alcuna.

Sono scossa dal terribile suicidio dei giorni scorsi. Neppure applicandomi riesco a trovare una motivazione plausibile a giustificazione di un gesto così estremo. Probabilmente perché credo non esista per nessuno giustificazione alcuna.
Rispetto enormemente il dolore di genitori e familiari, vere vittime, loro malgrado, di questa irreversibile situazione in cui sono stati catapultati. Come rimanere indifferenti a una ragazzina di sedici anni che decide volontariamente di rinunciare a vivere? Penso sarebbe stato più facile leggere di plagi e costrizioni.

Quali demoni insormontabili possono tormentarti a quell’età? Me lo domando davvero e davvero non capisco. Perché ci sono ragazze malate a quell’età, maltrattate, abusate o già alle prese con la sfida della maternità e ci sono anche genitori estremamente severi, punizioni, brufoli e bocciature a scuola. Ognuno di noi ha, dai tempi dei tempi, una di queste storie da raccontare o tenere nascoste dentro di sé.

Incolpare, se si può, la fragilità di noi giovani non è più sufficiente. Regrediamo, soffrendo la dilagante cecità che caratterizza la nostra generazione, inconsapevoli dell’inestimabile unicità del nostro piccolo e consapevoli che questo nostro piccolo non è mai prezioso quanto vorremmo. Viviamo di difficoltà un mondo – e una città – cattivo ma colorato, ricco, profumato, variegato, bellissimo e nella sfortuna siamo terribilmente fortunati.

Al di là delle reti protettive sulla tangenziale, servono occhi aperti e curiosi, ci pensa poi la vita a stupirci quando meno lo aspettiamo.

Silvia Serralunga

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