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Coraggio e canguri dove siete?

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Perché tutti se ne vanno e io no? Solo qualche anno fa il nostro El Dorado era Londra. Che tu avessi bisogno o meno, faceva troppo figo lavorare come lavapiatti vista Big Ben. Ora è la terra dei canguri a spopolare, ma non per vezzo. Eccoci qua, ennesimo amico che prepara la valigia, ennesimo negozio che abbassa la serranda, ennesimo giovane che lascia la propria Biella alla volta di nuovi mondi. Ennesimo sms che mi giunge da oltreoceano, ennesima partenza schiaffata sui giornali locali, ennesima fototessera scattata per nuovi passaporti. Un giorno ti trovi per un caffè, quello successivo sei a sette fusi di distanza.

Leggo a caratteri cubitali offerte di tirocini retribuiti per giovani laureati della zona. Leggo “cercasi addetto al bancone surgelati con pluriennale esperienza nel settore”. Da non lasciarsele sfuggire queste opportunità, come il pesce prossimo alla scadenza sottocosto al supermercato. Ho la nausea di essere giovane, è una grandissima fregatura. Cosa ce ne facciamo di gambe atletiche e mente fresca se poi ci lasciano ammuffire su un divano? Troppi bei faccini brufolosi tra cui scegliere, la sappiamo a memoria questa tiritera. Ma perché se tutti partono io sono ancora qui? Bella domanda. La mia mamma potrebbe essere una risposta. Per quanto non sia mai stata attaccata alla gonnella materna mi dispiacerebbe terribilmente affidare ogni affetto a Skype, i miei genitori non hanno colpa. Punto secondo: la casa, la gommapiuma di Nino il divanino, il mio bagno pulito e tutto il resto.

Eh già. E’ difficile prendere, salutare e andare dove i ragni sono più grandi delle tue paure. Anche se non hai proprio nulla da perdere. Anche se hai una mamma che capirebbe, una casa chiusa a chiave pronta ad aspettarti e una città che domani si offrirebbe sotto una ritrovata luce. Ditemi allora, dove lo si va a cercare il coraggio?

Silvia Serralunga

 

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