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Asili nido, hanno perso i bambini
E così hanno perso i bambini. Da gennaio 2016, prima con i più piccoli (i cosiddetti lattanti) e poi interamente con i nidi di Chiavazza e Villaggio Lamarmora al completo, il PD privatizzerà il 50% dei servizi alla prima infanzia della città di Biella.
E così hanno perso i bambini. Da gennaio 2016, prima con i più piccoli (i cosiddetti lattanti) e poi interamente con i nidi di Chiavazza e Villaggio Lamarmora al completo, il PD privatizzerà il 50% dei servizi alla prima infanzia della città di Biella. C’è voluto un monocolore democratico per fare quello che la destra di Gentile non aveva nemmeno pensato. Dopo quattro mesi nei quali Cavicchioli e la sua Giunta hanno negato, sdegnati, il progetto di privatizzazione dei nidi comunali, dopo oltre un mese nel quale si sono presi in giro i sindacati e i genitori con generiche richieste di valutazione delle loro proposte, adesso siamo esattamente al punto di partenza. Eppure le proposte che andavano incontro alle esigenze di sopperire alla carenza di personale non erano mancate. Il Sindaco Cavicchioli però le ha liquidate, nella riunione con i sindacati, sostenendo che “non avrebbero risolto, sul lungo periodo, il problema del personale”.
La verità, però, ormai si fa strada e ci dice che il vero motivo per il quale il PD si appresta a privatizzare i nostri nidi non è la carenza di personale, ma, al contrario, la necessità di fare cassa e risparmiare decine di migliaia di euro. Le attuali quattro strutture comunali che ospitano i nostri bambini hanno infatti, per l’ente locale, un costo unitario di 8500 euro (in media) a bambino considerando le riduzioni per chi ha agevolazioni per il reddito, il costo del personale, le utenze dei vari plessi, la refezione, i costi di funzionamento burocratico. Questo costo – fonte diretta del Comune – si abbassa notevolmente per l’unico nido già oggi esternalizzato, Pavignano. A Pavignano – sempre dati dell’Amministrazione – il costo unitario annuo per bambino è di 5432 euro. Come si vede, il risparmio con la privatizzazione sarebbe di oltre 3000 euro a bambino. Considerando che attualmente ci sono 32 bambini a Chiavazza e 49 al Masarone (Villaggio Lamarmora), le casse del Comune avranno, con questa operazione, un risparmio di almeno 150 mila euro annui. Questo è il motivo, vero, per il quale Cavicchioli e il PD hanno deciso di privatizzare.
I nidi sono un costo, tagliamolo! Ovviamente negheranno (ma i numeri, come si sa, hanno la testa dura) e vi parleranno ancora una volta della carenza del personale, perché la macchina della propaganda – in puro stile renziano – è sempre in azione. Il Sindaco ha detto, sempre all’incontro con i sindacati, che il Comune non può fare assunzioni solo di educatrici per i nidi perché questo vorrebbe dire impedire di assumere altre risorse umane in altri settori. Cavicchioli dovrebbe sapere che il progressivo smantellamento delle Province permette di riassorbire, nei Comuni, tutto il personale di una qualsiasi delle otto province piemontesi. Tecnici informatici, ingegneri ambientali, economi, ragionieri… Le nostre province possono sopperire a praticamente tutte le esigenze di un comune eccetto che nel caso delle educatrici dei nidi. Non c’è nessuna Amministrazione Provinciale che abbia – per ovvie ragioni – dipendenti con questa qualifica. Il PD ha quindi deciso di fare una scelta politica portando al progressivo smantellamento di una delle più importanti eccellenze della nostra città, i servizi all’infanzia. Se è vero che l’età media delle nostre educatrici è di circa 50 anni e questa amministrazione non ha intenzione di prevedere assunzioni né gestioni miste (come proposto dai sindacati), è evidente che a un certo punto – Fornero permettendo – le educatrici andranno in pensione. Da due nidi privatizzati si arriverà poi a tre fino alla totale dismissione. Ma perché l’esternalizzazione non va bene? Proviamo ad analizzare freddamente il dato rispetto al costo unitario per bambino che c’è a Pavignano. Come è possibile che un nido costi – per bambino! – circa 3000 euro in meno all’anno? Innanzi tutto il personale. Le educatrici dei nidi comunali percepiscono uno stipendio che è quello stabilito per gli Enti Locali. Le educatrici di un nido esternalizzato sono sottoposte a un regime contrattuale che varia a seconda di chi le assume: cooperativa, società di servizi e simili. Circa 300-400 euro netti in meno al mese. Sempre che la società o la cooperativa siano “serie” perché, a vedere le molte cause affrontate dal giudice del lavoro di Biella rispetto ai ritardi e ai mancati pagamenti delle educatrici del nido di Pavignano, c’è poco da essere ottimisti. Ma la riduzione dei costi (capitolato o non capitolato) si vedrà già a partire dal bando di gara per l’esternalizzazione che sarà, inevitabilmente, al massimo ribasso: vince chi fa l’offerta più bassa. Quindi, dopo il costo del personale, secondo voi cosa taglieranno? Sarà garantita la qualità dei pasti e della mensa come avviene ora? I giochi e i supporti didattici saranno all’altezza? Investiranno nella struttura o si rimpalleranno le responsabilità con il Comune quando si tratterà di riparare un filo scoperto o un’infiltrazione d’acqua? A tutte queste domande Cavicchioli e la sua Giunta si batteranno il pugno sul petto garantendo che vigileranno perché tutto questo non avvenga. Ma voi, davvero, vi fidate ancora?
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