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All’ospedale nasce il Centro per la cura delle malattie pelviche
Medici delle diverse specialità ed infermieri diventano un team multidisciplinare, una équipe in grado di soddisfare, in una sola seduta operatoria, i bisogni di salute dei pazienti che si presentano in ospedale con una patologia del pavimento pelvico
Da sempre il pavimento pelvico è visto come terreno di conquista di diverse branche medico-chirurgiche quali l’Urologia, la Ginecologia e la Colo-proctologia. Questa compartimentazione ha determinato una distinzione anche nelle possibilità di diagnosi e cura, impedendo quell’approccio globale che darebbe il migliore risultato per il paziente.
Il concetto di pavimento pelvico come un’unica unità funzionale sta raccogliendo sempre maggiore consenso tra gli specialisti che si occupano dei problemi legati alla disfunzione di una o più delle sue componenti. In questo modo la divisione sistematica in comparto anteriore, centrale e posteriore, che fino ad ora ha distinto le aree specifiche d’interesse, viene ad essere disgregata; è infatti ormai chiaro che la disfunzione di una delle componenti del pavimento pelvico determina un certo grado di anomalia anche delle altre.
Tutto questo evidenzia la necessità di una standardizzazione della valutazione iniziale del paziente e soprattutto la presenza di un’unica équipe che possa valutare, indagare ed eventualmente alternarsi al letto operatorio, offrendo al paziente il miglior supporto terapeutico con il minimo disagio.
Il progetto dell’ASL BI si pone dunque l’obiettivo di creare un vero e proprio Centro per la cura delle malattie pelviche: un PFC – Biella, che diventi un servizio di riferimento non solo per l’area biellese, ma per tutta la regione Piemonte. Gli specialisti urologi, chirurghi e ginecologi dell’Ospedale degli Infermi già lavorano insieme per il trattamento delle patologie del pavimento pelvico e oggi questa attività viene, di fatto, formalizzata.
Roberto Polastri, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia ad Alta Complessità dell’Azienda Sanitaria Locale di Biella, spiega: «Con l’attivazione del Centro, medici ed infermieri diventano un team multidisciplinare. Questo team opera attraverso procedure e protocolli unici e condivisi, che si concretizzano nella predisposizione di un documento unico per il corretto inquadramento della patologia, in decisioni condivise per ogni paziente, in merito a tempi e modalità terapeutiche. Il paziente accede al Centro attraverso uno dei tre ambulatori (colo-proctologico, urologico e ginecologico) e questo servizio deve essere in grado di garantire al proprio interno l’esecuzione di tutti gli esami, evitando di dover chiedere ai pazienti di doversi avvalere di altre strutture».
Sotto il profilo assistenziale, l’obiettivo è quello di dare una risposta multidisciplinare alle patologie del pavimento pelvico, sempre più frequenti, spesso invalidanti, che peggiorano la qualità di vita del paziente e che colpiscono la popolazione di ambo i sessi. I disturbi del pavimento pelvico comprendono le seguenti disfunzioni, che spesso coesistono e si presentano associate, proprio in considerazione delle cause comuni che le generano:
- incontinenza urinaria e ritenzione urinaria;
- incontinenza fecale;
- stipsi;
- prolasso rettale;
- prolasso genitale;
- patologia emorroidaria;
- prolasso vescicale.
Dunque, disturbi con manifestazioni cliniche opposte riconoscono origini comuni. Da tali premesse, risulta evidente come questo tipo di disfunzioni debbano essere trattate sinergicamente dallo specialista urologo e ginecologo e dallo specialista colonproctologo, supportati da un’adeguata diagnostica e riabilitazione.
Ad oggi non esistono nella regione Piemonte strutture sanitarie dedicate alla diagnosi e cura della patologia del pavimento pelvico. Si possono evidenziare realtà frammentate, basate soprattutto sull’iniziativa dei singoli professionisti, che cercano di dare una risposta più o meno esauriente, in tempi abbastanza lunghi, alle problematiche poste da queste patologie. Mauro Silvani, Direttore facente funzione della Struttura di Urologia dell’ASL BI, aggiunge: «La struttura che dirigo esegue da tempo interventi per la ricostruzione del pavimento pelvico, ma l’esperienza in atto nel nostro ospedale, caratterizzata dalla sinergia tra urologi, chirurghi e ginecologi è un approccio innovativo non solo a livello regionale, bensì in tutto il nord Italia dove sono pochi i centri in cui vengono effettuati interventi in équipe per la cura delle malattie pelviche».
Questo approccio sta diventando sempre più un campo di notevole importanza a causa del largo numero di pazienti coinvolti. Basti pensare all’incidenza della patologia emorroidaria: circa tre milioni di italiani lamentano disturbi di tal genere. Numerosi pazienti sono afflitti da stipsi e defecazione ostruita. Una percentuale di donne (tra il 17% e il 45%) riferisce sintomi d’incontinenza urinaria (oggi risolvibile con ottime soluzioni chirurgiche); di queste, fino al 17% presenta sintomi riferibili ad incontinenza fecale o prolasso muco-rettale. Roberto Jura, Direttore della Struttura Complessa Ostetricia e Ginecologia dell’ASL BI, commenta così: «Negli anni si sta assistendo ad un aumento della richiesta di interventi per il ripristino funzionale uro-gineco-sessuale, perché, in particolare le donne, vivono di più e vogliono mantenere più a lungo la funzionalità dell’apparato».
Infine, si consideri che in Italia oltre il 70% della spesa per gli ausili previsti dal nomenclatore tariffario viene assorbita da pannolini, pannoloni e assorbenti per incontinenza urinaria, mentre negli U.S.A. si è calcolato che la spesa sanitaria per l’incontinenza urinaria è pari alla somma della spesa per l’emodialisi e la chirurgia di by-pass aortocoronarico. E’ chiaro che, tenendo conto della distribuzione per età della popolazione e dell’incremento di ultrasessantacinquenni (25% nei prossimi anni), le patologie segnalate si propongono come un problema socio-sanitario potenzialmente esplosivo per il quale vanno trovate risposte soddisfacenti in termini di efficacia e gestione economica.
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