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Fé na figura da ciculatè
Giusto una settimana fa scrivevo che i biellesi sono tiepidi alle passioni. Sbagliavo o, meglio, avrei dovuto sceverare fra passione e passione. Quella per la cioccolata in tazza, lutulenta e fragrante, servita tardivamente e quindi presumibilmente tiepida, è per i biellesi fonte di eccitante bramosia.
Giusto una settimana fa scrivevo che i biellesi sono tiepidi alle passioni. Sbagliavo o, meglio, avrei dovuto sceverare fra passione e passione. Quella per la cioccolata in tazza, lutulenta e fragrante, servita tardivamente e quindi presumibilmente tiepida, è per i biellesi fonte di eccitante bramosia.
E’ bastata infatti la pubblicazione su questo giornale di una lettera in cui un cultore del theobroma cacao lamentava l’attesa (un’ora) per avere per sè e famiglia tre tazze di cioccolata in uno storico caffè del centro, per scatenare decine di reazioni passionali. E irose: nei confronti del cioccofilo per aver sollevato un tal stucchevole problema in tempi così procellosi; del giornale per aver pubblicato la lettera (“…non avete niente di meglio e di più serio da pubblicare?”, eh sì che ce l’abbiamo, ma qualche volta ci prendiamo una pausa). E solidali: nei confronti del caffettiere sputtanato pubblicamente costretto dai tempi grami a risparmiare sul camerierato che costa ed è lavativo. Poi, per li rami, sulla rete si è prodotta una gustosa gara a chi la sparava più densa (la cioccolata): chi è il cioccolataio più figo del reame? Quello di Oropa dove da piccolo andavo con la nonna ad intingere l’ostia. No, quello di Chiavazza che te la serve in una grande tazza. Ma va là, è quello di Ponderano che te la fa da leccarsi la mano. E la mia zia Pinota che te la fa cume na vota?
Un’espressione che, credo, tutti conosciamo è “fé na figura da ciculatè” (“fare una figura da cioccolataio”) per significare una gaffe, una topica. Si dice che l’espressione abbia origine da una sonora ramanzina fatta dal re Carlo Felice ad uno dei maestri cioccolatai più noti (e arricchiti) di Torino: costui aveva osato circolare per la città con una sontuosa carrozza trainata da ben quattro cavalli, migliore di quella del sovrano il quale avrebbe esclamato: “Quando esco in carrozza non voglio fare la figura di un cioccolataio!”
Carlo Felice a parte, non vi pare che in questa storia stiamo facendo tutti “na figura da ciculatè”?
giulianoramella@tiscali.it
La rubrica di Giuliano Ramella viene pubblicata ogni sabato sulla Nuova Provincia di Biella
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