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Salute

Un reparto riservato ai pazienti Covid alla Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese

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“Io posso ritenermi decisamente fortunato rispetto a tante altre persone: sono stati ricoverato in ospedale, ma la malattia non è progredita troppo e ora ne sto venendo fuori un po’ alla volta”. La testimonianza è di Fabiano, un uomo di 63 anni, residente in un piccolo comune in provincia di Novara, attualmente ricoverato per Covid-19 in Habilita Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese. È lui che ricostruisce passo dopo passo ciò che ha vissuto nelle ultime settimane. “All’inizio capivo che c’era qualcosa di strano: mi mancava il respiro, ero tutto indolenzito e stanchissimo. Mi sono messo in contatto con il mio medico curante e con l’ASL: sono stato monitorato a casa per alcuni giorni. Però la situazione stava peggiorando. Alla fine è arrivata un’ambulanza a casa e mi ha portato in ospedale. La mia saturazione era scesa sotto 80 (normalmente una persona sana ha un valore compreso tra i 97 e i 100). Dal tampone sono risultato positivo e mi hanno cominciato a curare con degli antivirali e somministrandomi ossigeno. Per fortuna la situazione è migliorata nel giro di poco tempo. Ho avuto la fortuna di essere ricoverato velocemente, e sono riuscito a riprendermi e ad essere trasferito in Habilita I Cedri. Qui devo dire che mi sto trovando benissimo, sono stato fortunato anche sotto questo punto di vista. Adesso sono seguito anche per le mie patologie pregresse e ho ancora l’ossigeno che mi aiuta a recuperare. Devo ancora recuperare la capacità di espandere completamente i miei polmoni, ma i medici che mi hanno visitato si sono detti contenti del mio quadro clinico. Vorrei poi approfittarne per ringraziare tutto il personale della Casa di Cura: tutti gentilissimi, disponibili e attenti. Si dimostrano scrupolosi nelle loro attività, ma anche molto sensibili verso noi pazienti: meglio di così non potrei chiedere. Guardi, anche il cibo è ottimo: può sembrare una cosa banale o comunque meno rilevante del resto, ma tenga presente che quando si è ospedalizzati e non si è più nella fase acuta della malattia, i ritmi sono dettati da colazione, pranzo e cena. Anche questo aspetto per noi pazienti è rilevante”.

L’esperienza di Fabiano, fortunatamente, sta avviandosi ad una conclusione positiva. All’interno della Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese (No), gestita dal gruppo sanitario Habilita, verso la fine del mese di marzo era stato aperto, in accordo con l’ASL, un reparto riservato ai pazienti Covid non in fase acuta, provenienti dagli ospedali del territorio. Il direttore della struttura, il dott. Federico Barbero, conferma che l’impegno sta dando i suoi frutti e che la direzione ha voluto incrementare gli sforzi per dare un ulteriore contributo alla rete delle strutture locali. “L’attività, che era iniziata destinando 18 posti letto del nostro reparto di Medicina all’accoglienza di pazienti Covid positivi – spiega il Dott. Barbero –. Con il crescente bisogno territoriale manifestato dalle strutture ospedaliere della zona, è stata ampliata con l’attivazione di un secondo reparto per pazienti positivi al Coronavirus, definito di continuità assistenziale a valenza sanitaria (Cavs) di 24 posti letto. Si tratta di un reparto che ha le medesime caratteristiche del reparto dei pazienti in medicina; il personale adotta le stesse procedure di protezione individuale e collettive; l’unica differenza è che si tratta di un ‘assistenza a pazienti con un livello di intensità minore. Parliamo di pazienti ancora positivi che accompagniamo nel percorso di guarigione, sia clinicamente che dal Coronavirus. Il protocollo prevede che dopo circa 14 giorni vengano effettuati due tamponi a distanza di un giorno: se entrambi sono negativi il paziente può ritornare a casa, nel proprio nucleo familiare. Nel caso invece risultasse ancora positivo ai test proseguirà il suo percorso all’interno della struttura, fino alla guarigione dalla malattia.
Questi 24 posti letto servono anche a liberare spazio dal nostro reparto di medicina. Nel momento in cui un paziente arriva da noi dopo aver superato il momento acuto della malattia e noi siamo stati in grado di stabilizzarlo, può passare tra i Cavs. Di conseguenza l’apertura questo reparto permette alle autorità come ASL, Prefettura e Sindaco di avere il tempo per verificare se nella casa del paziente che ha superato la fase acuta esistano le condizioni minime richieste per l’isolamento domiciliare (stanza separata, bagno separato, dotazione di mascherine e tutto ciò che prevede la normativa vigente). Il nostro reparto Cavs permette di liberare spazio nelle aree acute degli ospedali della zona che possono così accogliere nuovi pazienti. Si tratta di un servizio altamente funzionale alla rete del territorio. Il nostro reparto è stato riempito in meno di una settimana. L’approccio degli operatori alla malattia è diventato molto più strutturato rispetto ad una prima fase di conoscenza. Dopo pochi giorni dall’arrivo si riesce a vedere per la maggior parte dei casi un netto miglioramento del quadro clinico generale. Dal reparto di medicina abbiamo già effettuato sei dimissioni a cui ne seguiranno, a breve, altre quattro, seguiti da altrettanti nuovi ricoveri. Nel reparto Cavs ci apprestiamo e effettuare le prime cinque dimissioni. Il dato positivo è che attualmente non si registra più una richiesta di posti letto superiore a quelli disponibili: fino a settimana scorsa, invece, la pressione sulle strutture d’accoglienza era molto più forte”.

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