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Biella

Togliere l’alcol non toglie il disagio

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale a cura di Giorgio Pezzana

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A Torino, in questi giorni, è stato aperto il primo locale in Italia ove non si vendono alcolici. Quindi, coktail e vermouth vengono serviti rigorosamente senza alcol. Sarebbe una bellissima idea se potesse in qualche modo avere una propria efficacia, ma dubito seriamente che ciò possa accadere. E dubito che possa in qualche modo interessare soprattutto i più giovani che da quando sono passati dal ballo allo sballo (senza mai generalizzare ovviamente) il venerdì e il sabato sera escono di casa proprio con l’intento di ubriacarsi (quando tutto va bene e non entra in gioco anche la droga).

Quindi, l’ultimo posto che penserebbero di frequentare sarebbe proprio un locale privo di bevande alcoliche e superalcoliche. Purtroppo lo constatiamo ogni fine settimana anche a Biella e nel Biellese, allorquando polizia e carabinieri ricevono ripetute chiamate per risse e vandalismi di varia natura, sempre indotti dall’abuso di sostanze alcoliche (e altro). Sia chiaro, a sballare non sono solo i giovani. Il moltiplicarsi di incidenti autonomi che hanno per protagonisti, quasi sempre, soggetti adulti se non anziani, fatta la tara per qualche possibile malore, dimostra che l’abuso di sostanze alcoliche è molto diffuso trasversalmente e anche quelle persone comunque, divorate da mal di vivere di diverse origini, non andrebbero mai a trascorrere la serata in un locale ove non sono in vendita alcolici.

Del resto, gli ubriachi ci sono sempre stati, ma mai in maniera così diffusa. Nei paesi erano conosciuti da tutti e in città venivano rapidamente individuati dalle forze dell’ordine. Oggi non è più così e ciò rivela che il male ha purtroppo radici assai più profonde che non si risolve aprendo locali che non servono alcolici. Come dice il sociologo Paolo Crepet, ai giovani, dando tutto, abbiamo tolto due cose fondamentali: il desiderio e lo stupore. Ed agli adulti/anziani, si stanno togliendo tante certezze, minando le loro esistenze con un emergentismo incalzante su più fronti (i virus, le guerre, la crisi economica, il calo demografico, il riscaldamento globale, le catastrofi naturali, la disoccupazione…). Il tutto alimentato da social sempre più infarciti di notizie fasulle.

E la canzone di Tricarico, “Vita tranquilla”, di qualche anno fa, oggi sembra quasi profetica.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    3 Ottobre 2024 at 21:06

    Gli “alcolici” senza alcol sono come le pietanze vegane, farcite di ogni porcata chimica e sintetica per dare l’aspetto, la consistenza e lo pseudo sapore dei cibi originali che scimmiottano, copiandone anche il nome, per appagare quel bisogno di normalità di chi si priva innaturalmente di alimenti perfettamente adatti e necessari per l’alimentazione dell’essere umano. Non c’è niente di “bellissimo” nell’idea di un locale che serva prodotti senza alcool: birra analcolica, vermouth analcolico, spumante analcolico, gin analcolico, whisky analcolico… Se volete l’analcolico bevete bibite, acqua e succhi di frutta. Non raccontate la favoletta “eh ma a me non piace l’alcol” Anche a me non piace la benzina, ma non vado cercando qualcuno che produca benzina potabile. L’alcolismo è un problema di cultura, più bassa la cultura più alto l’alcolismo. Altre nazioni ben più progredite della nostra, hanno già affrontato questo problema nei secoli scorsi. L’Italia è stata in mano a maramaglia debole e permissiva per troppi lunghi anni e ha creato generazioni di rammolliti senza futuro e senza cultura.

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