BiellaPausa Caffè
Quell’alone giallo sui nostri fazzoletti
Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

La prima volta che sentii parlare in termini molto duri dei danni che arrecano le sigarette fu negli anni ’70, alle scuole superiori, allorquando un docente di cui mi piace ricordare il nome, l’ingegner Emilio Gioeli, in occasione di una lezione all’aperto, invitò espressamente i fumatori ad accendere una sigaretta, inspirare e poi buttare fuori il fumo coprendosi la bocca con un fazzoletto bianco. Il risultato fu sconvolgente: il fazzoletto, laddove avevamo soffiato il fumo inspirato, era diventato giallo. E l’ingegner Gioeli disse: “Ecco, quel che vedete è solo la minima parte di quanto avete inspirato, il resto è rimasto tutto nei vostri polmoni”.
Sono certo che fece più effetto quel brevissimo ed estemporaneo esperimento, più di quanto non avrebbero potuto fare tanti ammonimenti che, come si sa, quando si è giovani, scivolano via. Ricordo questo episodio perché in questi giorni si sta parlando di un ulteriore aumento del prezzo delle sigarette e, a quel che si dice, si potrebbe arrivare sino ai 12 euro al pacchetto. Non che sia molto credibile il fatto che questo ulteriore aumento sia pensato come un’azione di prevenzione contro i danni del fumo. Si tratta, più verosimilmente, di uno dei tanti modi di far cassa da parte di uno Stato sempre più alla ricerca di denaro e che nelle accise trova una forma di tassazione indiretta che garantisce introiti sicuri.
Però, se anche passando attraverso queste “furbate” spacciate come campagne di prevenzione a tutela della salute dei cittadini, si riuscisse a ridurre ulteriormente il numero di fumatori, sarebbe un ulteriore passo verso una società più sana, considerando che chi fuma non danneggia solo sé stesso, ma anche chi gli sta intorno a causa del cosiddetto fumo passivo che, nonostante i divieti che impongono di non fumare nei luoghi pubblici, resiste in ambiti diversi, spesso anche familiari.
Noi ragazzi di allora, da quella lezione all’aperto con l’ingegner Gioeli, forse non tornammo a casa con conoscenze più solide della topografia, ma sicuramente con una consapevolezza che sino a quel momento non avevamo. Ed alla quale certamente tutti quanti, almeno una volta, avremmo ripensato negli anni che sarebbero venuti.
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