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Biella

Quei “corpi di reato” sotto le teche

La rubrica settimanale “Pausa Caffè”, curata da Giorgio Pezzana

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Lo so, qualcuno sbufferà, ma vorrei tornare su quei reperti precolombiani che giacciono al Museo del Territorio Biellese e che, a mio avviso, dovrebbero essere restituiti ai Paesi dai quali provengono. Ma non sono il solo a pensarla così.

Dopo il mio scritto della passata settimana, mi è stata fornita una preziosa documentazione sulla quale ritengo si dovrebbe riflettere. Si tratta di una sentenza del Tribunale di Biella, per la precisione la numero 169 del 19 aprile 1986, con la quale il geometra Ugo Canepa, cioè colui che aveva importato in Italia i reperti precolombiani, veniva condannato per avere sottratto illegalmente, ai danni dello Stato dell’Equador, 195 oggetti d’arte e/o reperti archeologici. Lo stesso Tribunale valutò inoltre, sulla base di precedenti atti processuali, che l’Equador era stato danneggiato nel periodo antecedente la causa (1972-1975) dal saccheggio (viene usato proprio questo termine) di circa 12mila oggetti di cui una parte, oltre due tonnellate di merce, intestati al Canepa

Dunque, alla luce di questa sentenza, il Museo del Territorio di Biella sarebbe detentore di corpi di reato (secondo la legge infatti sono corpo di reato “le cose sulle quali o per mezzo delle quali è commesso il reato, nonché le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo”). Perché Biella non sentì mai il dovere, soprattutto in seguito a quella sentenza, di procedere ad un’operazione di restituzione di quei beni? Innanzitutto perché lo stesso Canepa tentò di defilarsi dalla vicenda con un “regalo” in deposito di tutto quel materiale, in parte al Museo del Territorio Biellese ed in parte ad un Museo interculturale di Rimini. Poi perché, a tutela della sua reputazione, si mossero diversi ambienti, non ultimi, almeno stando a ciò che si sussurra, quelli della massoneria.

Oggi, dopo quasi quarant’anni da quella sentenza, senza volere in nessun modo infangare la memoria di chi non c’è più, proprio perché molta acqua è passata sotto ai ponti, sarebbe però il momento di ripensare alla restituzione di quel patrimonio, liberandosi di quelli che continuano ad essere corpi di reato, in verità piuttosto ingombranti sia in senso fisico, in un contesto come il Museo del Territorio ove non c’entrano nulla, sia in senso etico, poiché nessuno dovrebbe poter appropriarsi della storia e della cultura altrui. Serve un atto di coraggio che sarebbe soprattutto un atto di estrema nobiltà che, da anni, sono in molti ad attendere.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    29 Agosto 2024 at 8:36

    Ecco era da un po’ di tempo che non leggevo o non sentivo dire che la massoneria è “brutta e cattiva”. Perchè tra le righe si legge chiaramente che tutta la vicenda è andata come è andata per “colpa” della massoneria.

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