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Biella

Quei controllori sgraditi ai “controllati”

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Il Governo pare intenzionato a varare un provvedimento in virtù del quale le imprese, le cooperative, le fondazioni e le associazioni che facciano richiesta di un contributo statale per le loro attività e lo ottengano in misura superiore ai 100mila euro annui, siano tenute a inserire un rappresentante del Ministero delle Finanze al posto di un membro del collegio di sindaci o revisori delle loro società.

Sinceramente, mi parrebbe una misura ovvia. Del resto, se un’impresa, una cooperativa, una fondazione o un’associazione fanno richiesta di finanziamenti a società finanziarie o banche, devono accompagnare la richiesta ad un progetto e questo progetto, se finanziato, deve essere realizzato e la sua realizzazione deve essere dimostrata. Insomma, è necessario dimostrare il reale utilizzo dei finanziamenti rendendone conto agli enti che vi hanno provveduto. Per quale ragione lo Stato dovrebbe invece elargire contributi senza poi doversi preoccupare di conoscerne l’utilizzo? Ancor più pensando che si tratta di denaro pubblico, cioè di tutti quanti noi. Ed invece, dal mondo delle imprese si leva un coro di indignazione ben sintetizzato nei giorni scorsi a Biella dal presidente dell’Unione Industriale Biellese, Paolo Barberis Canonico, che vedrebbe in questa iniziativa un’intollerabile ingerenza dello Stato nell’autonomia delle società e dell’iniziativa privata.

Insomma, secondo il presidente dell’Uib, si tratterebbe di un palese atto di sfiducia nei confronti delle aziende. Una reazione dura che desta qualche perplessità. Se le aziende non vogliono essere “controllate” dallo Stato, al di là di quanto già non faccia l’Agenzia delle Entrate, devono semplicemente astenersi dal richiedere contributi statali. Ma mi risulta difficile comprendere per quale ragione dovrebbero avere accesso ai soldi pubblici, senza poi dover sottostare ai controlli che ne conseguono. Se non vi è nulla da nascondere e si opera con i soldi dello Stato alla luce del sole, quale sarebbe il problema? Il mugugno degli imprenditori mi fa pensare a quello di quei cittadini che si lamentano delle telecamere nelle strade e nelle piazze, cioè negli spazi pubblici. Chi non ha nulla da nascondere, che cosa può temere dall’occhio delle telecamere?

Condivido invece il malumore delle imprese che sarebbero chiamate a farsi carico a loro spese dei “controllori” del Ministero delle Finanze. Quello è un onere di cui lo Stato, se intende avviare questa procedura di accertamenti, deve farsi carico.

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