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Biella

Il preside Rigola e quel divano sfatto

Pausa Caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana

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Bollettino di guerra del fine settimana a Biella. Intanto la notizia della scarcerazione del marito dell’influencer Siu, italo-marocchina residente a Chiavazza, appena uscita dal coma, che sta scatenando polemiche a livello nazionale

E’ stata una scelta quasi doverosa quella di intitolare l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “Q. Sella” di Biella all’ex preside Franco Rigola.

Era stato a capo di quell’Istituto per 34 anni, sino al 2013, anno in cui andò in pensione. Ma Rigola non fu solo preside dell’Itis, ma un’autentica autorità per tutto il mondo scolastico biellese, ancor più negli ultimi anni del suo mandato allorquando, a prezzo di un lavoro instancabile, accettò anche un importante incarico ministeriale che lo portò spesso a Roma, alternando questo incarico con quello di dirigente scolastico della più grande scuola superiore della provincia. Rigola era ingegnere, ma non un ingegnere “prestato” all’insegnamento come lo furono molti suoi colleghi, liberi professionisti che non nascosero mai di essersi accostati alla scuola per ragioni previdenziali, certo non per autentica vocazione.

Per Rigola la scuola, la “sua” scuola, quell’Itis che per tanti anni diresse, era la vita e per quell’Istituto si spese sino a trasformarlo in un punto di riferimento nazionale, come dimostrarono appunto gli incarichi ministeriali affidatigli e successivamente confermatigli. Per ragioni giornalistiche lo frequentai più volte. Non amava apparire e accettava di avere a che fare con i giornalisti solo quando lo richiedevano circostanze rilevanti. Ma lo faceva sempre con grande garbo e disponibilità.

Ricordo che una mattina, entrando nel suo ufficio, scorsi in un angolo un divano/letto sfatto, lui lesse la sorpresa nei miei occhi e disse “non sempre riesco a andare a casa a dormire” e cambiò rapidamente discorso. Gli insegnanti dell’Itis lo rispettavano e lo temevano, come i suoi studenti, ma l’affabilità con la quale i ragazzi lo salutavano mentre attraversavamo i corridoi di quell’enorme edificio rivelava un approccio umano doverosamente formale, ma reciprocamente confidenziale. L’Aula Magna che ora lo ricorda rappresenta l’ultimo omaggio ad una figura di preside irripetibile. Forse quello che lui avrebbe più gradito.

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