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Biella

Il “molestatore” e l’accoglienza sbagliata

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale curata da Giorgio Pezzana

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Ho letto con attenzione le dichiarazioni della consigliera comunale di Biella Sara Novaretti, esponente del gruppo di opposizione “Biella c’è” che, sulle pagine di questo giornale, ha raccontato di avere incontrato almeno un paio di volte il cosiddetto “molestatore”.

La signora Novaretti lo ha descritto come una persona timida, fragile e gentile. Quest’uomo, un pakistano di 35 anni, è stato fermato con l’accusa di avere importunato adolescenti e donne nel centro del capoluogo laniero, tanto da suscitare paura e indignazione. Insomma, una figura completamente diversa da quella descritta dalla consigliera comunale il che, dopo un’iniziale sorpresa, mi induce a confermare quanto più volte e in ambiti diversi ho avuto modo di dire.

La persona in questione è in Italia dal 2016 ed evidentemente, in questi otto anni, non è mai riuscita a trovare né un lavoro né una decorosa situazione abitativa, fors’anche perché pare che sia irregolare, come molti altri immigrati. Tutto ciò ha comportato uno stato di sopravvivenza fatto di accattonaggio e rifugi di fortuna, finché il suo equilibrio psicologico ne ha risentito, rendendo ancora più complessa la sua situazione ed inducendolo a compiere atti sconsiderati. Non vi è alcun pietismo in quanto sto scrivendo, ma ancora una volta si rivela fondamentale la convinzione che i migranti non siano necessariamente persone delle quali diffidare, a condizione però che quando decidono di vivere nel nostro Paese lo possano fare con la certezza di un lavoro, di una casa e della regolarità della loro posizione.

In questo caso si può parlare, senza ipocrisie, di accoglienza ed integrazione. Diversamente si vanno ad alimentare le fila della manovalanza criminale per chi, pur di restare, non si fa troppi scrupoli oppure, per chi non accetta la delinquenza come scelta di vita, la prospettiva è quella di una deriva psicologica che può portare a conseguenze anche molto gravi.

Le bandiere dell’“accogliamoli tutti” o del “cacciamoli tutti” stanno bene solo sui palchi dei comizianti a caccia di consensi. La realtà, come sempre, è tutt’altra cosa e deve scaturire da regole che garantiscano il rispetto della nostra cultura e della nostra sicurezza e la possibilità di assicurare a chi viene accolto un tetto ed un lavoro. Diversamente non è accoglienza ma solo ammassamento.

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3 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    10 Ottobre 2024 at 19:34

    L’unica bandiera che vale è quella del “se vuoi stare in Italia, ti adegui TU alla nostra cultura, impari la nostra lingua e le nostre usanze, rispetti le nostre leggi e ti comporti come un cittadino che desidera integrarsi”. Qualsiasi altra condizione porta inevitabilmente all’espulsione dalla Nazione.

  2. Soniaganz684@gmail.com

    10 Ottobre 2024 at 19:37

    se era italiano doveva cambiare regione e finiva sotto i ponti, dopo 90 gg di prognosi in ospedale, invece loro hanno un trattamento di favore … astronomico…comprensione..zero galera…zero pignoramenti…zero di niente…anzi…chissa’ quante ragazze e donne se lo porteranno a casa….

    • Ardmando

      11 Ottobre 2024 at 8:59

      Al solito, ecco il commento dell’ignoranza di chi non sa come stanno le cose nella realtà e vive in un Universo parallelo o in una grotta. Torni pure a sferruzzare la calzetta che ci guadagna in salute.

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