Pausa Caffè
Il Cai e le “croci in vetta”, tra bufale e indignazione
Pausa Caffè: la vera inclusione non è togliere simboli religiosi, piuttosto aggiungerne
BIELLA – Tanto rumore per nulla direbbe ora qualcuno, dopo avere appreso da diverse fonti, Cai in testa, che in realtà nessuno ha mai ipotizzato uno smantellamento delle croci in vetta e che si è solo accennato al fatto di limitarne la realizzazione di altre, per non banalizzare il simbolo più significativo del mondo cristiano al quale l’Italia appartiene per cultura, tradizione e fede.
Bene, meglio così. Rimane comunque confortante prendere atto delle vivacissime reazioni scaturite dalla pubblicazione di quella che ora risulta essere una falsa notizia. Anche in un’epoca contrastata come quella che stiamo attraversando, il senso di appartenenza, questa volta non ad un ambito territoriale, ma ad una confessione religiosa, rimane evidentemente ben saldo. Ed a poco servono i ripetuti tentativi che di tanto in tanto qualcuno pone in essere per spingere l’Italia e l’Europa verso la scristianizzazione, sventolando slogan e bandiere nel nome dell’inclusione.
Quel termine così usato ed abusato che prospetta un percorso di accoglienza e che è l’esatto opposto dell’esclusione, cioè quella che alcuni ambienti ciclicamente vorrebbero attuare con la messa al bando di crocifissi, presepi, canti natalizi ed ogni manifestazione o simbologia cristiana. A mio avviso, la vera inclusione, fermo restando il crocifisso che è il simbolo della nostra fede, sarebbe il collocare al suo fianco, se richiesti, i simboli di altre religioni affinchè, se del caso (e questo vale anche per scuole ed ospedali), chiunque possa avere la sacralità di un segno che porti il conforto religioso suggerito dalla propria fede (e non credenza come alcuni amano definire le religioni). Quello sarebbe un gesto di civiltà e di autentica inclusione.
In fondo, questa diatriba che il Cai si è affrettato a ridimensionare, è comunque servita a qualcosa. La croce del Mucrone rimarrà al suo posto, come tante altre croci in vetta. E spero sia una bufala anche quella che segnalava in Valsesia l’immediata disponibilità da parte di qualcuno a smantellare una croce. Anche la stupidità dovrebbe avere un limite.
Giorgio Pezzana
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Giuliofox
29 Giugno 2023 at 14:21
La stupidità c’è l’hanno messa coloro che hanno fatto a gara per costruire croci mastodontiche senza alcun piano regolatore solo per il gusto che la loro croce fosse più grande delle altre. Serviva già un secolo fa una legge che ne limitasse numero e dimensioni. Ormai il danno è fatto.
Yuri
29 Giugno 2023 at 23:42
Da puro ateo considero le “croci” in vetta dei traguardi da raggiungere, viste le quali ammiro ogni volta la determinazione ed impegno i cui precedenti hanno dedicato per impiegar forze ad erigere. A parte quindi il discorso religioso nazionale, a cui volenti o nolenti, è giusto considerare, da buon alpinista sarebbe più corretto riconoscere lo sforzo i cui nostri predecessori hanno affrontato per realizzare tali opere.
Personalmente mi rammarico del fatto che proprio l’associazione CAI non riconosca tale impegno e devozione verso le alti verte, passate e future.
Grazie e perdonate la pura idea personale
Ardmando
30 Giugno 2023 at 7:34
Ora servirebbe una legge per rimuoverle. I simboli religiosi, a prescindere dalla fede, non dovrebbero uscire dai luoghi di culto e dall’ambito privato. Lo Stato italiano è laico, le montagne sono del demanio, quindi i simboli religiosi non dovrebbero esserci. Ora è importante promuovere una azione per far si che ogni croce venga rimossa.