Biella
Come può accadere che a 21 anni si spenga la luce?
Il suicidio è sempre un gesto estremo, ad ogni età. Ma quando a compiere quel gesto è una ragazza di 21 anni, allora si rimane senza parole
Il suicidio è sempre un gesto estremo, a qualunque età. E’ una resa incondizionata, una debolezza dichiarata, un cedere il passo alle traversie dell’esistere senza più trovare la voglia o un motivo per lottare. Ma quando a compiere quel gesto è una ragazza di 21 anni, come accaduto nei giorni scorsi a Pistolesa, allora si rimane senza parole, attoniti.
Non che nel Biellese il dramma dei suicidi rappresenti un elemento nuovo. Se ne parla da anni (o non se ne parla, per timore che il parlarne possa generare istinti emulativi ed anche su questo modo di gestire l’informazione il dibattito è aperto da tempo).
Sono state messe reti e telecamere sul ponte della tangenziale per tentare di arginare un fenomeno che ad un certo punto aveva assunto dimensioni davvero impressionanti.
Purtroppo è rimasto il ponte di Pistolesa, a dimostrazione del fatto che chi matura davvero l’intenzione di farla finita, difficilmente si lascia condizionare da strumenti più o meno efficaci di dissuasione.
Le statistiche dicono che il Biellese è storicamente tra le prime province in Italia per numero di suicidi. Ed il dottor Roberto Merli, sempre in prima linea per tentare di arginare la perdita così tragica di troppe vite umane, un giorno mi disse che le tendenze suicide si moltiplicano in prossimità delle zone prealpine, ove maggiori sono i disagi e più forte è la solitudine.
Ma se posso in parte comprendere (anche se come credente mi è molto difficile) il gesto estremo di esistenze vissute, sofferte, combattute, mortificate ed alla fine vinte dal destino avverso, non ce la faccio a capire la resa di una ragazza di 21 anni. O meglio, mi chiedo cosa possa averla indotta ad un gesto simile, quale vuoto sia cresciuto dentro di lei e per quali ragioni.
Perché una ventunenne la sua vita deve ancora viverla tutta, soffrendo ma forse anche gioendo, combattendo ma forse anche vincendo, rischiando le mortificazioni, ma forse anche uscendone a testa alta, piena di forza ed orgoglio. Ma se tutto ciò non accade o non è accaduto, perché 21 anni sono davvero pochi, per quale ragione porre fine ai propri giorni senza neppure sapere come avrebbe potuto essere l’indomani?
Non si dovrebbe mai avere la presunzione di credere di poter spiegare che cosa ci sia dietro ad un gesto disperato. Di quella giovane non so nulla, neppure il nome. Ma cercare di capire, magari per far sì, in qualche modo, che ciò non avvenga più, dovrebbe essere un dovere di tutta la comunità.
Uno dei tanti doveri che dovremmo sentire nei confronti delle generazioni più giovani e, mai come ora, più fragili.
Giorgio Pezzana
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