Biella
Gli assassini di Augusto sono ancora tra noi
Ci sentiamo davvero sicuri sapendolo? Ci sentiamo davvero la coscienza a posto?
Era il 18 marzo. Esattamente 22 anni e due giorni fa. In una stanza dell’ospedale degli Infermi moriva “un certo” Augusto Festa Bianchet.
Aveva 57 anni e non aveva una casa. Dormiva sotto i portici di piazza Vittorio Veneto. Dove tornava regolarmente anche se qualcuno gli offriva un tetto.
Una scelta di vita, sicuramente libera ma segnata dalle oggettive difficoltà di un’esistenza di questo tipo.
Ma come forse molti lontanamente ricordano, non furono stenti o vizi a portarlo in quella stanza dell’ospedale.
Fu un’aggressione a tradimento, con spranghe, pugni e calci. Brutale, violenta, “bastarda”: fu lui stesso a definire così i suoi assassini con un filo di voce. Bastardi.
Un branco di bastardi che trasformò un uomo mite, persino simpatico ma “diverso”, nella vittima di un gioco da nazisti, di quelli con i quali le ss (minuscolo) o se preferite la stasi o il kgb o altri bastardi, si divertivano a riempire qualche ora, facendosi forti uno con l’altro sentendosi, Dio sa perché, in quel ruolo di “proprietari” della vita altrui. Bastardi, non bastardo. Perché l’unica sentenza vista finora, a carico di un imputato ormai morto parla di “omicidio in concorso”. Quindi non di uno solo ma di più bastardi.
A 22 anni e 2 giorni da quella morte questa è l’unica certezza che abbiamo. Ma si ne porta dietro dubbi e domande. A nessuno capita di pensare che quei bastardi sono ancora a Biella, camminano per le vie della città, vivono le loro vite, speriamo (ma ne dubito) sconvolte dal rimorso? Non capita di pensare che magari li incrociamo in via Italia, al bar, al ristorante, magari persino a messa? Brutta gente i bastardi, specialmente se sono bastardi impuniti, che si sentono al di sopra persino della legge, persino di Dio. E magari ci hanno anche preso gusto; magari vivono e lavorano con spocchia e violenza verbale; magari addirittura le parole lasciano ancora il posto alle botte: magari picchiano i figli, magari le mogli, magari il padre o la madre.
Bastardi.
E la legge? Le risposte? Dove sono? Si fa ancora qualcosa per cercare quei bastardi? Per affermare la superiorità della Giustizia sulla violenza? Possibile che Biella non si senta sfregiata orribilmente dall’omicidio che 22 anni e due giorni dopo la morte della vittima non ha ancora i colpevoli ed è costretta a considerarli cittadini come gli altri, come ognuno di noi? Ci sentiamo davvero sicuri in questa città sapendo che quei bastardi sono in mezzo a noi? Ci sentiamo davvero sereni? Ci sentiamo davvero una città migliore? Ci sentiamo davvero la coscienza a posto?
Cesare Maia
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gughi
23 Marzo 2024 at 12:56
bravo Cesare, ben detto e molto ben scritto.
Se avessero una coscienza si sarebbero suicidati, ma sono dei bastardi e la coscienza non ce l’hanno. Ci penserà il Buon Dio, visto che la giustizia terrena ha chiuso gli occhi.
Ardmando
23 Marzo 2024 at 18:40
L’Italia come ogni Nazione, è piena di assassini impuniti a piede libero, che vivono o hanno vissuto le loro vite dopo aver commesso un delitto atroce. Spesso l’oblio dei lunghi anni da quando è stato commesso un omicidio. Ci sono omicidi di serie B, quelli per i quali non si spendono risorse per assicurare alla giustizia tutti i colpevoli, proprio come in questo caso. Magari gli assassini leggono queste pagine e questi commenti e sorridono in modo macabro all’idea di averla fatta franca un anno di più.
Steap63
24 Marzo 2024 at 8:52
Si dovrebbe riaprire il caso e continuare le indagini anche solo per far sì che questi “ormai uomini” (si fa per dire) si sentano col fiato sul collo, perseguitati, in ansia ogni giorno sino a crollare o a impiccarsi….