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Cittadinanza, tricolori, simboli e senso d’appartenenza

Le riflessioni di Fulvia Zago su identità, cittadinanza e sentimento nazionale

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cittadinanza Fulvia Zago

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni della consigliera comunale del Pd Fulvia Zago.

Ho letto con interesse la ‘Pausa caffè’ di Pezzana pubblicata sul vostro giornale, che trae spunto dall’Adunata degli Alpini per riflessioni sull’identità nazionale e la cittadinanza, e vorrei condividere alcuni miei pensieri al riguardo.

Le Bandiere e il Sentimento Nazionale
Capisco e condivido il piacere nel vedere i nostri tricolori esposti, specialmente dopo un evento così sentito come l’Adunata, io personalmente lo espongo almeno due volte l’anno: il 25 aprile e il 2 giugno. Biella imbandierata è un’immagine che scalda il cuore e che interpreto anch’io come un segno di appartenenza.

Tuttavia, il pensiero di Pezzana mi stimola ad una riflessione più ampia sul significato dei simboli. Penso che, un po’ come indossare un crocifisso non fa automaticamente di una persona un fedele che ne incarna i valori (lo abbiamo visto brandire da chi inneggia al Mediterraneo o al Vesuvio), anche l’esposizione della bandiera, per quanto importante, acquisti il suo significato più pieno quando si accompagna a un impegno quotidiano verso i principi che essa rappresenta.

Per questo, personalmente, ritengo che l’esercizio attivo dei nostri diritti e doveri civici, come il semplice ma fondamentale gesto di recarsi al voto, sia un’espressione di cittadinanza forse ancor più profonda. Credo anche che il nostro orgoglio di italiani si nutra di tante cose: non solo dei simboli, ma anche del benessere che riusciamo a costruire, del senso di giustizia che percepiamo e delle opportunità che la nostra società sa offrire. Solo en passant ricordo che sugli edifici pubblici sono obbligatoriamente esposte la bandiera nazionale ed europea (in più, riporto dal cerimoniale di Stato: Le bandiere, i vessilli e i gonfaloni tradizionali delle Regioni, delle province e dei Comuni devono affiancare la bandiera della Repubblica. Avremo quindi a destra la bandiera europea, quella italiana al centro e a sinistra la bandiera della Regione/Provincia/Comune ).

Tradizioni ed Europeismo
Trovo interessante la questione dell’esposizione delle bandiere e delle nostre tradizioni. Personalmente, credo che le abitudini possano evolvere e che il nostro modo di rapportarci ai simboli nazionali possa cambiare nel tempo. Riguardo al sentimento europeo, non lo vedo affatto come alternativo a quello italiano; al contrario, penso che le due identità possano arricchirsi a vicenda. Dopotutto, l’Italia ha avuto un ruolo centrale nella nascita dell’Europa unita che credo ci renda tutti orgogliosi e questa è una possibile sintesi tra le due appartenenze. Ogni nazione, poi, ha il suo modo unico di vivere e manifestare tale appartenenza, e questo rende i confronti con altri Paesi stimolanti, se li collochiamo nel loro specifico contesto.

Identità italiana e apertura al mondo
Per me, l’identità nazionale è un concetto affascinante, ricco di sfumature, che va ben oltre singole, pur care, rappresentazioni. Sono convinta che un forte senso di appartenenza italiano possa convivere splendidamente con un’apertura al mondo e con il sentirsi parte di una comunità più ampia, come essere biellese in Piemonte, piemontese in Italia. La nostra storia, d’altronde, è piena di esempi di come la cultura italiana sia fiorita grazie al dialogo e allo scambio, e vedo questa apertura come un grande punto di forza.

La Cittadinanza
Dal mio punto di vista, le motivazioni che spingono una persona a desiderare la cittadinanza del Paese in cui vive e contribuisce sono tante e tutte valide, e qui tocchiamo corde profonde: la ricerca di stabilità, il pieno riconoscimento dei propri diritti e doveri, il desiderio di partecipare attivamente alla vita civile e, semplicemente, un senso di appartenenza che si è consolidato nel tempo. Credo sia giusto, in una democrazia, discutere dei tempi e dei modi per l’acquisizione della cittadinanza, cercando sempre un equilibrio tra il percorso individuale di integrazione e le aspettative della comunità nazionale. Un confronto sereno e non ideologico su questi temi, credo, ci aiuterebbe a capire meglio le diverse prospettive.

Definire l’Appartenenza
Trovo che la questione di chi sia da considerarsi italiano sia davvero complessa e meriti tutta la nostra attenzione. La lettera che ho letto menziona sia il criterio della nascita sul territorio (ius soli) sia elementi legati all’integrazione culturale (ius scholae o culturae). Penso che trovare un equilibrio tra le diverse visioni sia uno dei temi tra i più attuali e sfidanti, ognuno ha delle ragioni, personalmente metto al primo posto il fatto che concedere dietro istanza – nell’ambito di una precisa regolamentazione (quella attuale: 10 anni di residenza legale in Italia, reddito sufficiente, assenza di precedenti penali gravi, e per la cittadinanza per residenza, la conoscenza dell’italiano) – non toglie nulla agli altri cittadini, neanche abbassando a 5 il requisito degli anni di residenza legale. Ho un’esperienza diretta in famiglia: i miei parenti emigrati tanti anni fa in Argentina sono oggi fieri cittadini argentini, pienamente inseriti e partecipi della vita di quel Paese, ma conservano con immenso affetto e orgoglio le loro radici e la cultura italiana. Di certo, non hanno preso la cittadinanza argentina perché si vergognavano delle loro origini, questo è veramente un pensiero fantasioso, come se cambiare cittadinanza cancellasse le origini! La loro storia mi dimostra come l’appartenenza possa essere un sentimento inclusivo e ricco di sfaccettature. Per questo sono convinta che leggi chiare e criteri oggettivi possano favorire pacifici percorsi di integrazione che arricchiscono tutti.

Spero che queste mie riflessioni possano offrire qualche spunto utile, una visione per continuare un dialogo costruttivo su temi così fondamentali per la nostra società.

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8 Commenti

1 Commento

  1. .Bruno

    5 Giugno 2025 at 17:46

    giusto l integrazione è democrazia il resto e fascismo vedere gli altri come razza e nazismo

  2. Ardmando

    5 Giugno 2025 at 19:28

    La cittadinanza non si regala. Elevare a 15 anni il tempo e selezione durissima per concedere la cittadinanza. Rispetto per la nostra lingua, per lo Stato e le nostre usanze. No ASSOLUTO a qualsiasi forma di servilismo verso altre “culture” colonizzatrici. Vieni in Italia TI ADATTI all’Italia. Accampi pretese? Vai fuori dalla Nazione. Tolleranza zero. Ripuliamo l’Italia e l’Europa. NO ALL’INTEGRAZIONE!!

  3. .Bruno

    5 Giugno 2025 at 20:45

    ecco il coglione di turno ristretto nei propri ideali pieni di cretinismo assoluto ,viaggia scopri il mondo apri la mente ,no anzi vai tra i tuoi nazifascisti idioti e con facce da cretini

    • Ardmando

      6 Giugno 2025 at 8:29

      Bruno penso alla saluta e alla pensione. Trovati cantieri da guardare, gioca a briscola e non immischiarti di cose che non puoi comprendere per limiti di età e di cultura (che non possiedi). Magari prova a imparare l’italiano che alla tua veneranda età dovresti conoscere. E nel frattempo prova anche a farti furbo.

      • .Bruno

        6 Giugno 2025 at 17:19

        caro armando sei proprio stupido prima ero un bambino che scrivevo ora sono vecchio questo e il modo di pensare di un ignorante ma ti accorgi che ti prendo in giro da mesi la mia età lo so solo io, il tuo comportamento e da idiota meloniano

    • Emerson

      6 Giugno 2025 at 10:31

      il problema principale, è che in Italia, grazie ai governi di sinistra, si è permesso, che persone straniere, di culture e religioni diverse dalle nostre, si sono trasferite nel nostro paese, imponendo il loro modo di vita e le loro religioni, siamo noi ITALIANI che dobbiamo adeguarci a loro pur essendo a casa nostra, e guai a trovare da dire.
      Ma vi sembra normale???????
      se vai a vivere in un paese che non è il tuo ,ti adegui, invece da noi ci sono i sinistroidi che li difendono e fanno in modo di creare razzismo e diseguaglianze, poiché queste cose, fanno in modo di provocare reazioni contro chi viene a vivere nel nostro paese pensando di poter fare come se fosse il suo di origine.
      Nessuno nasce razzista, lo si diventa, di fronte a queste cose.

  4. ettore

    6 Giugno 2025 at 7:47

    la cittadinanza deve essere solo UNA .A 18 ANNI SI SCEGLIE

  5. ettore

    6 Giugno 2025 at 9:40

    UNA PIDIOTA CHE PARLA DI VALORI PATRIA ECC E’ IL PROPRIO IL MONDO AL CONTRARIO

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