Biella
Lei non sa chi sono io: Ugo Macchieraldo
La rubrica in cui Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie
Storia e guerra, spesso si divertono di cinici umorismi. Il bombardiere Fiat B.R.20, varato nel 1937 dall’Aviazione Legionaria durante la guerra civile spagnola, era equipaggiato con mitragliatrici Breda da 12,7 e 7,7mm (peraltro rivelatesi ripetutamente difettose) e capace di trasportare 1.600 Kg di bombe. Qualcuno decise di battezzarlo “Cicogna”, ma si mormora che non posò mai a terra paffuti neonati.
Il “Cicogna” fu uno dei ferri del mestiere di Ugo Macchieraldo (Cavaglià, 1909 – Ivrea, 1945) prima aviatore e poi partigiano. Volò in Spagna, all’esordio sul campo del suo aereo, per poi solcare i cieli d’Inghilterra e d’Africa. Si meritò 4 medaglie d’argento, una di bronzo al valor militare e una d’oro alla memoria.
Nel 1943 lasciò le ali e imbracciò il fucile diventando “il Mak”, unendosi alla Resistenza che operava tra Ivrea e Biella. Fece carriera anche come partigiano, arruolandosi come soldato semplice fino a diventare Capo di Stato Maggiore nella Brigata Garibaldi.
La notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945, venne catturato a Lace di Donato dai soldati mongoli delle forze naziste. Sì, c’erano anche i mongoli sulla Serra. Più precisamente, i loro discendenti: volontari tartari del Volga. Ma questa è un’altra storia.
Incarcerato a Courgnè e poi giustiziato a Ivrea il 2 febbraio del 1944, non ebbe sorte di vivere la Liberazione. Prima degli spari che lo consegnarono alla terra, poche righe scritte a sua moglie: “Mia cara Mimmy, compagna ideale della mia vita, questa sarà l’ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! E io spero che sappia portarti conforto. Il tribunale tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione e io attendo (…) di passare da un momento all’altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell’adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l’ultimo mio atto di soldato (…). Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte con Nena”.
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