BiellaLei non sa chi sono io
Lei non sa chi sono io: l’autore
Edoardo Tagliani si prende una pausa. E racconta perché…

“Lei non sa chi sono io” si prende una piccola pausa.
La colpa è dell’autore, che ha bisogno di un po’ di tempo per riorganizzarsi la vita.
Chi scrive, infatti, dopo un periodo di “stop” obbligato in quel di Biella, ha riesumato stanche valige ed è tornato fare il suo mestiere a latitudini diverse, più calde, più nere.
Ciò non significa che la rubrica dice addio. Per due motivi fondamentali.
Il primo è che, nonostante le perplessità iniziali di chi l’ha pensata e di chi ha concesso spazio su queste pagine (“Boh… proviamo. Vediamo se qualcuno la legge”), ha suscitato interesse e curiosità.
Il secondo è l’egoismo del redattore, che si è divertito come un matto a rispolverare nomi e storie che, benché affissi a ogni angolo della città, erano comunque spesso dimenticati.
Che paradosso. Ti dedicano niente meno che una via per non scordare le tue gesta. Migliaia di persone pronunciano il tuo cognome decine di volte al giorno (“Hai visto che casino c’era oggi sulla Trossi”), ma quella cosa silenziosa, pericolosissima e letale che si chiama abitudine, ti fa finire comunque nel cassonetto grande dell’oblio. Così, piano piano, giorno dopo giorno e anno dopo anno, la Trossi diventa soltanto la Trossi, una strada. Chi fosse IL Trossi, il conte, l’industriale, l’ingegnere, il corridore, l’aviatore, nessuno lo ricorda più.
È stato bello rovistare in quel grande cassonetto, quello dell’oblio, riscoprendo centimetri quadri di storia appesa lì, agli incroci, sotto ai semafori, dietro le fermate dei bus.
Seppellita in bella vista.
Non finisce qui. Giusto il tempo di acclimatarsi ai 48 gradi del “Paese degli uomini integri” (questo letteralmente significa, in lingua locale, Burkina Faso), installare un gruppo elettrogeno che non vada in panne un giorno sì e l’altro pure, imparare a scrivere Ouagadougou, il nome della Capitale, senza metterci 20 minuti ogni volta (quelli che l’hanno fondata, o avevano una passione perversa per le “O” e le “U”, o erano dislessici, altrimenti non si spiega).
Ecco. Fatto questo e qualcosina d’altro, si riparte a rovistare nel cassonetto grande. Tra nomi, storie, strade, piazze.
Grazie a chi ha avuto la voglia, la pazienza e la curiosità di leggere. Forse, almeno un pochino, si è divertito anche lui come “il rovistatore di cassonetti”.
Per mero dovere di cronaca, chi scrive, quando scrive che è tornato a fare il suo antico mestiere, volentieri specifica di non trafficare in stupefacenti o guadagnare denari con armi e diamanti, ma gestendo progetti di cooperazione internazionale.
A questo giro, sanità materno-infantile (si tenta di far nascere i bimbi vivi e di tener vive anche le mamme), nutrizione, protezione minorile, assistenza nelle carceri, aiuti di prima urgenza per un paio di milioni di persone che vivono come possono dopo aver lasciato i loro villaggi per scappare dai bum.
Detto questo, a chi scrive già manca il cassonetto grande.
A presto, dunque.
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
