Biella
Lei non sa chi sono io: Eugenio Curiel
La rubrica con la quale Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine

Spesso ci si stupisce di quanto siano ancora vivi i contrastanti sentimenti legati alla Seconda Guerra, finita 80 anni orsono. Altrettanto spesso si perde di vista come tali sentimenti siano scritti (letteralmente) nel selciato delle strade in cui viviamo.
Il 16 aprile del 2016, la Biblioteca Civica di Biella trasloca nella ex “Casa del Balilla”, iconico edificio che fu inaugurato nel 1930 e che, all’origine, ospitava locali educativi e sportivi per i virgulti del Fascio. Arrivò però l’aprile del ‘45 e tutto cambiò: chi si occupava di urbanistica e toponomastica non demolì la struttura, per altro splendido esempio dell’architettura del Ventennio, ma la piazza dove sorge la battezzò “Eugenio Curiel”.
Nato l’11 dicembre del 1912 da benestanti genitori ebrei, il Curiel fu eclettico personaggio con anche problemi personali da lui stesso riconosciuti. In più di un carteggio privato si definì «affetto da nevrosi», confessando di sottoporsi a «rigidi regimi alimentari e comportamentali» per combattere il suo «logoramento psichico». Studente brillante sin dagli esordi, cambiò più volte campo di studi, dalla letteratura alla filosofia alla fisica, materia nella quale si laureò in modo innovativo e spettacolare. Era teso, diviso, il Curiel, tra spirito e materia, tanto da diventare seguace dell’antroposofia, scuola esoterica proposta da Rudolf Steiner, disciplina che tentò la sintesi finale tra anima e corpo, tra carne e Dio.
No. Non gli intitolarono la piazza per questo.
Passa da un’università a un’altra, diventa maestro elementare, dirige giornali (anche clandestini) e si avvicina al Marxismo per motivi «soltanto pragmatici e affatto ideologici». Diventa uno dei più noti e fieri combattenti del nazi-fascismo.
Allontanato dagli atenei causa leggi razziali, viaggia in Svizzera e Francia per cercare rifugio e contatti politici. Tanto risulta noto e pericoloso che viene arrestato in Italia (1940, incarcerato a San Vittore) e confinato a Ventotene. Torna a Milano nel 1943 per continuare la sua battaglia, ma proprio lì, il 24 febbraio del 1945, le Brigate Nere, guidate a bersaglio da un collaborazionista, lo identificano per strada. Lui tenta di fuggire.
Non c’è scampo: una raffica alle gambe, un’altra alla schiena.
Oggi, la “Casa del Balilla” svetta in piazza Curiel.
Meravigliosa, la storia piccola delle nostre strade.
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