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Lei non sa chi sono io: Ennio Carando

La rubrica con cui Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine

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rubrica tagliani

Il suo nome sta anche sui cartelli toponomastici di Modena e La Spezia, nonostante sia nato in terra biellese (Pettinengo, 9 ottobre del 1904), perché in entrambe quelle città organizzò, tra università e movimenti clandestini, la Resistenza al regime fascista.

Si chiamava Ennio Carando (la piccola strada che lo ricorda a Biella è una traversa tra via Paietta e Corso Risorgimento). Si laureò in filosofia all’Università di Torino nel 1930 e da lì cominciò il suo “peregrinare” tra le scuole superiori e gli atenei di mezza Italia: prima Torino stessa, poi Modena, Cuneo, Savona, Aosta e La Spezia.

Un percorso condiviso da molti, il suo: inizialmente condivise alcuni principi del Fascismo. In seguito, soprattutto sotto la guida di docenti come Piero Martinetti (Pont Canavese, 1872 – Courgnè, 1943), uno dei dodici docenti universitari italiani (tra loro, l’unico filosofo) che si rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al regime, cominciò a mettere in discussione le posizioni autoritarie del Duce. Serve qui specificare che Martinetti non aderì né al “manifesto degli intellettuali fascisti” di Gentile, né a quello degli “intellettuali antifascisti” vergato da Croce. Quel tentativo di indipendenza fu la “bussola” che guidò, negli anni a venire, anche Carando: la storiografia lo ricorda come un docente che, pur non dichiarandosi apertamente antifascista, spronava i suoi studenti a ricercare, in tempi difficilissimi, la totale indipendenza intellettuale. Un modo “soft” per non rinnegare il Duce ma, al contempo, per criticarne la visione politica.

Ruppe definitivamente gli indugi nel 1943, dopo l’armistizio, Ennio Carando. Entrò definitivamente nelle fila della lotta partigiana in Liguria e in Piemonte, sino a venir nominato (era il 1944) Ispettore delle divisioni Garibaldi del cuneese. Ruolo che gli costò la vita.

Segnalato da alcuni collaborazionisti del regime e dei tedeschi, venne arrestato assieme al fratello Ettore (parte attiva della Resistenza da prima di lui). Dopo numerosi interrogatori, i due Carando vennero fucilati a VillaFranca Piemonte.

Era il 5 febbraio del 1945.

Come molti altri resistenti, lavorò per la Liberazione.

Ma non la vide mai.

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