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Biella

Al ristorante: cani sì, cacciatori no

La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

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Negli ultimi anni sono stati fatti tanti sforzi per promuovere il turismo nel Biellese e si sta cercando di valorizzare la cultura dell’accoglienza nei confronti di chi desidera assaporare la nostra buona cucina piemontese.

In Italia, ogni tanto, si legge di alcuni ristoranti che non accettano i cani, altri i bambini: un ristorante della nostra provincia, che ha nel suo menù anche carne e brasato, vieta l’ingresso ai cacciatori. Non lo accetterei lo stesso, ma almeno capirei, se fosse un locale vegetariano o vegano.

I fatti: sabato scorso un gruppo di cacciatori biellesi, dopo una battuta al cinghiale, sceglie proprio quel locale per pranzare. Uno di loro educatamente entra e chiede se c’è posto. La titolare conferma di sì, il locale è aperto e la cucina è funzionante. Il cacciatore esce per chiamare dentro gli altri e in quel momento la signora capisce che questi sono cacciatori e scoppia il caos: non li vuole nel ristorante e li manda via “perché il locale è pieno”.

Ognuno a casa sua è libero di fare ciò che crede, il discorso è ben diverso quando si è titolari di un esercizio pubblico come un bar, una pizzeria o un ristorante, luoghi pubblici o aperti al pubblico. Chi non rispetta la legge, cito, “chi somministra cibo e bevande va incontro a una sanzione amministrativa da 516 a 3.098 euro, come previsto dal Tulps: la regola non si applica a luoghi come i circoli privati e le discoteche, che non erogano attività essenziali, e infatti possono applicare una selezione della clientela in modo del tutto libero e discrezionale”.

Il comportamento “razzista” e discriminatorio verso una categoria di persone nel locale in questione meriterebbe una bella denuncia da parte dei malcapitati, che ne hanno tutto il diritto. Se la brutta avventura fosse capitata a una coppia LGBT, piuttosto che a una famiglia di persone dalla pelle nera, sarebbe giustamente scoppiato il finimondo: un caso nazionale dove tutti avrebbero condannato la signora di razzismo, discriminazione e omofobia. Cercando su internet, andando anche a ritroso negli anni, non ho trovato neanche una notizia di episodi come quello accaduto nel Biellese, a conferma che non è certamente la prassi dei ristoratori italiani.

Quando arriveranno gli alpini per l’adunata cosa farà questa signora prima di farli accomodare? Farà loro l’interrogatorio per sapere se sono favorevoli alla caccia? Un consiglio: per correttezza metta un bel cartello fuori dal locale in cui ci sia espressamente scritto che i cacciatori non sono ammessi, come si faceva coi cani.

Poco male per gli sfortunati cacciatori che hanno pranzato in un altro ristorante della zona, e pare anche molto bene.

Alla signora del ristorante ricordo che il ripieno di carne dei suoi agnolotti, piuttosto che il vitello che serve ai suoi clienti, è stato comunque ammazzato con un colpo di pistola alla testa: questo, però, non le fa schifo, evidentemente: ignorarlo le fa comodo perché, altrimenti, a fine giornata, la cassa piangerebbe. E anche lei.

Recensione: pessima esperienza di ospitalità.

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