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Biella

A scuola di magia per l’emergenza cinghiali

La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

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In questi giorni abbiamo letto che in prossimità dell’area del Bellone si è svolta un’azione di contenimento alla specie cinghiale, che ha scandalizzato alcuni cittadini perché i cacciatori sono entrati in questa sorta di Paradiso Terrestre (ai loro occhi) violentando il paesaggio a loro dire fiabesco e incantato.

Premesso che i cacciatori sono intervenuti a seguito della segnalazione di alcuni residenti della via Novella e della via Monte Piazzo che hanno pinguemente sollecitato l’intervento armato in quanto ormai, da settimane, dovevano convivere con i suidi sull’uscio di casa.

La norma prevede che nel territorio libero all’attività venatoria le squadre di cinghialai per operare debbano avere l’autorizzazione dell’ATC (ambito territoriale di caccia) e, ad oggi, quell’area che affettuosamente viene chiamata Parco del Bellone, a tutti gli effetti non è né un parco nazionale o regionale, e nel caso fosse da considerarsi un parco comunale questo dovrebbe per legge essere puntualmente tabellato, in modo che chiunque ne possa conoscere i confini.

Abbiamo letto dichiarazioni della politica provinciale che, forse, presa dalla fregola di voler a tutti i costi dare una risposta, non ha verificato la situazione con i propri funzionari i quali, solo alcuni giorni prima avevano scritto che la competenza non era loro e, ad ulteriore conferma del fatto, le stesse guardie provinciali mandate in forza a cercare di trovare i cacciatori fuori regola non hanno potuto fare altro che confermare che l’azione di caccia era autorizzata e svolta nel pieno rispetto della legge.

L’area del Bellone è un area che ha una larghezza media di circa 400 mt e, pertanto, togliendo da ogni confine i canonici 100 mt di rispetto come prevede la norma, c’è comunque un corridoio dove poter cacciare, non è volontà dei cacciatori svolgere l’attività venatoria in questi angoli cittadini, ma ciò avviene per una semplice ragione: essendo sensibili alle esigenze dei richiedenti quando questi lanciano grida d’allarme perché sopraffatti dai cinghiali, cercano in ogni modo, con spirito di servizio sociale, di intervenire per risolvere il problema.

Nessuno vuole fare polemiche, non si vuole creare problemi ai residenti, si è semplicemente cercato di risolverli. Se l’informazione e il pensiero della gente considerano questo servizio un problema, allora significa che è giusto non farlo più e lasceremo, con piacere, che chi sa solo pontificare, chi sa solo scrivere articoli, chi difende solo il proprio orticello, si attivi e risolva lui il problema. Noi cacciatori affidiamo volentieri queste attività a chi crede di avere la competenza e la capacità di risolvere il problema senza il piombo ma, come dice la leggenda, peccato che i cinghiali non siano trote, altrimenti con un po’ di sale sulla coda il problema sarebbe risolto.

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