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I tassi BCE rimangono fermi: cosa cambia per trading e investimenti

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I tassi BCE rimangono fermi: cosa cambia per trading e investimenti

Christine Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea, ha confermato il mantenimento dei tassi BCE al 4,5%, posticipando eventuali tagli attesi dal mercato.

Dopo dieci rialzi consecutivi, dunque, l’Istituto di Francoforte lascia fermi i tassi di interesse per la terza volta, in quanto una riduzione è ritenuta ancora prematura. Tuttavia, è stato confermato un probabile intervento in estate.

Secondo la numero uno della BCE, i dati indicano una possibile stagnazione dell’economia UE, ma anche una probabile ripresa nel prossimo futuro. In particolare, l’Eurotower ha rilevato un tasso di disoccupazione basso (a novembre è stato del 6,4% al livello più basso dall’introduzione dell’euro), una discreta stabilizzazione della crescita dei salari e un progressivo calo dell’inflazione. I segnali quindi sono buoni, ma rimangono incertezze e rischi legati alle tensioni geopolitiche.

Per gli analisti i tagli dei tassi di riferimento necessari per l’allentamento della politica monetaria cominceranno solo tra giugno e settembre 2024, però potrebbero essere anticipati al secondo trimestre dell’anno qualora i dati macro dovessero superare le previsioni.

I mercati finanziari hanno accolto questa decisione con moderazione, mentre oltreoceano prosegue la corsa di Wall Street, con lo S&P500 salito di quasi il 3% da inizio 2024 e il Nasdaq del 5,5% sulla scia di un PIL USA al di sopra delle attese (+3,3% nel quarto trimestre 2023).

Con i tassi BCE invariati prudenza su azionario e obbligazioni a lunga scadenza

Per chi si occupa di trading e investimenti la politica monetaria delle banche centrali è uno degli aspetti più importanti da monitorare. I tassi di interesse, infatti, influiscono sull’intero settore finanziario, costringendo investitori e trader a rivedere le proprie strategie. D’altronde, come ribadito anche sul sito di Meteofinanza, una gestione sostenibile del rischio è uno dei fattori chiave dell’attività finanziaria.

Gli attuali tassi di interesse offrono ancora buone opportunità per le obbligazioni, specialmente per i titoli a breve scadenza che potranno beneficiare di rendimenti interessanti superiori all’inflazione.

Se questi prodotti hanno prospettive interessanti a breve termine, maggiore prudenza è consigliata invece sulle obbligazioni di medio e lungo termine. In questo caso gli attesi tagli dei tassi faranno inevitabilmente scendere i rendimenti, oltre all’incertezza dovuta all’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi.

Nonostante le aspettative ridimensionate sui tagli dei tassi anche l’azionario offre dei titoli da monitorare, sia sul mercato europeo che in quello statunitense. Serve però molta attenzione nella selezione di titoli di qualità, preferendo le azioni di società con utili in crescita e un basso livello di indebitamento. Secondo gli analisti di Bank of America uno dei titoli migliori è Apple, con il rating di BofA sull’azienda di Cupertino che è passato da neutral a buy grazie all’arrivo di prodotti come Vision Pro e all’integrazione dell’intelligenza artificiale su Siri.

Sempre a Wall Street, azioni a sconto con utili in aumento secondo Cnbc sono Arch Capital Group, Bank of America Mellon, JPMorgan Chase, PayPal Holdings, Halliburton Company, Schlumberger, Targa Resources, Match Group e Delta Air Lines.

Invece, tra le azioni europee high quality e con prezzi a sconto del 20% rispetto al loro fair value gli analisti di Morningstar segnalano GlaxoSmithKline, Anheuser-Busch InBev, Adyen, Bayer, London Stock Exchange, Airbus, Safran, Assa Abloy, Sanofi, ASML, ABB, Schindler, Reckitt Benckiser, Kone e Roche.

I dati macroeconomici da monitorare per gli investimenti e il trading

Nel contesto attuale è indispensabile applicare sia l’analisi tecnica che l’analisi fondamentale, seguendo con attenzione gli sviluppi del quadro macroeconomico per capire come adeguare le proprie strategie di trading e di investimento.

Come riportato anche da questo approfondimento sui dati macro, è importante innanzitutto monitorare il Prodotto Interno Lordo, ossia l’andamento delle economie nazionali in termini di crescita, stagnazione o recessione, soprattutto valutando i dati di riferimento sul PIL di Stati Uniti, Cina e dei principali paesi dell’area Euro.

Un altro dato importante è quello sui consumi, ovvero la domanda interna di beni e servizi, per comprendere la salute delle economie nazionali e l’interesse delle aziende a investire nella crescita e nell’innovazione. Anche la fiducia di imprese e famiglie è un indicatore macroeconomico da non sottovalutare, in quanto permette di effettuare previsioni attendibili sul probabile andamento dell’attività economica di un paese nei mesi successivi, tenendo in considerazione soprattutto la fiducia dei consumatori per determinare la predisposizione delle imprese agli investimenti.

Tra i dati macroeconomici più rilevanti c’è ovviamente anche l’inflazione, un indicatore essenziale per pianificare strategie finanziarie bilanciate e sostenibili. Al momento la BCE ha confermato l’inflazione in calo nell’UE, con una tendenza al ribasso che fa ben sperare dopo l’impennata dei prezzi degli ultimi anni e un target fissato al 3,2% per il 2024 e al 2,2% per il 2025. Negli USA invece il rialzo dei prezzi a dicembre ha toccato il 3,4%, con un valore sopra le attese che richiede cautela in attesa di nuovi dati aggiornati sull’inflazione negli Stati Uniti.

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