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Gli Sbiellati

L’arte delle strisce pedonali

Gli Sbiellati: una rubrica per tentare di guardarci allo specchio, e non piacerci

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BIELLA – Non tutti gli sbiellati vengono per nuocere.
Questa parafrasi ci dà modo oggi di riflettere sul fatto che lo sbiellamento può avere, oltre a quella comunemente intesa come negativa, un’accezione positiva.

Certo s’intende normalmente come una perdita di controllo dei propri nervi o comunque del senno; in modo molto figurato, per quanto ci riguarda.

Ci piace comunque intenderla come peculiare caratteristica che coglie noi indigeni di un territorio che porta già nel nome la propensione all’azione fuori scala e fuori norma; così come certe dichiarazioni, che siano d’intenti o meno. E, spesso, sarebbe meglio fossero soltanto quelle: buffe o risibili o esecrabili, ma solo intenzioni. A Biella, nel bene o nel male, si può solo sbiellare. Le cause più recondite e le analisi scientificamente più ardite di questa condizione le lasciamo a sociologi e antropologi, noi ci limitiamo a coglierne le sfumature di colore.

Tra le notizie che sfuggono, quelle che corrono sotto traccia e navigano nel web come messaggi in bottiglia in cerca di un approdo e un lettore; tra quelle che non fanno notizia, ma lo sono da sé, ne ho trovata una che ha scatenato questa riflessione. Un po’ da flâneur annoiato, lo riconosco, ma anche da cittadino attento ai dettagli. Perché, d’altronde, è proprio lì che s’accovaccia il diavolo.

Insomma, senza menarla tanto per le lunghe, che alla fine pure la suspense (chissà se si può ancora dire così) genera noia, su alcune testate locali online (chissà se si può ancora usare; adesso la smetto, giuro) è apparso un appello, corredato da fotografia, dal significato paradossale. Uno sfoggio di spirito d’iniziativa shakerato (chissà…) con il sarcasmo, che rivela, finalmente, un latente senso dell’umorismo locale.

L’immagine era quella di un tratto di strada su cui sono state maldestramente riprodotte a mano delle strisce pedonali, in corrispondenza della loro fantasmatica ombra smarrita dal tempo. “Pavignano, le strisce pedonali scompaiono. I cittadini le disegnano per provocazione”: così recitava la didascalia. Le chiavi di lettura di questo gesto, chissà quanto consapevolmente dadaista, sono molteplici.

Intanto Pavignano, quartiere periferico di cui la città si dimentica spesso e spesso considera come una fastidiosa appendice amministrativa, forse dato il carattere prevalentemente popolare dell’insediamento, eppure incantevolmente incastrato là dove il piano sale e si fa collina immersa nel verde dei nostri dintorni, là dove l’aria che si respira è già diversa dall’aria di città.

«Siamo a Pavignano, alla rotonda di via Pettinengo. Salendo da via Ogliaro nessun mezzo rallenta e vanno molto veloci, le strisce pedonali non si vedono più e qualche automobilista rimprovera i pedoni di attraversare sulle strisce. Che ci sono, ma non si vedono. Visto che il Comune non fa un passaggio pedonale in un incrocio molto, ma molto, pericoloso qualcuno ha pensato bene di fare queste strisce ed è già qualcosa per renderle visibili. E non parliamo dei salvapedoni: il 50 per cento li abbattono gli incidenti, ma non vengono mai ripristinati. Signor sindaco: ma Biella è messa cosi male?».

Questo il messaggio in bottiglia affidato alla fotografia della striscia che non c’è. Hai voglia, se è messa male! Vien da dire. Sulle magliette ci dovremmo scrivere: “Che fatica la vita da pedone”, altro che quella del bomber. Provate a far due passi e far di conto solo su quante siano le barriere architettoniche. Una volta si amava dire “città a misura d’uomo”; qui, il senso della misura lo si è perso.

Provate anche ad andarci in bicicletta, per le vie della città. Il nostro traffico veicolare ha sempre avuto un andamento così indeciso e balbettante che chi ha avuto modo di cimentarsi con quello di grandi realtà urbane se ne sarà reso conto. E la disabitudine al traffico ciclistico rende le nostre strade, urbane ed extraurbane, a notevole rischio. Certo, in un momento storico in cui la mobilità ha la necessità di rendersi sostenibile anche attraverso il cambiamento di abitudini consolidate, l’attuale amministrazione ha pensato bene, sin dall’inizio del suo mandato, di estirpare ogni embrione di pista ciclabile e di ignorare con sufficienza la Commissione comunale sulle barriere architettoniche.

Però pensate che bello se in un impeto di vocazione dadaista, mista a impegno civile, ognuno contribuisse a disegnare la città con quello che manca, a partire dalle strisce pedonali. Giusto mentre la politica locale si lambicca tra vacui annunci e grandi propositi, la burocrazia ammazza lo spirito d’iniziativa e il disamore per il bene pubblico sembra essere il tratto distintivo di un rivendicato diritto di cittadinanza mal interpretato.

 

Lele Ghisio

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1 Commento

1 Commento

  1. Pier Giovanni Malanotte

    26 Aprile 2023 at 13:03

    Difettassero solo i passaggi pedonali !!!

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