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Biella

La fantasia al potere… locale

Una rubrica per tentare di guardarci allo specchio, e non piacerci

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Fonzarelli di provincia

L’immaginazione al potere. Ho qualche dubbio che, sia il filosofo tedesco Herbert Marcuse sia i giovani movimentisti del ’68 del secolo passato, si riferissero quel che sta accadendo nelle istituzioni cittadine, in cui la scarsa immaginazione del potere ora al potere produce uno straniante effetto surreale: come fosse un’applicazione iperreale di immaginazione, ma inconsapevole. Quindi sì, dopo più di cinquant’anni, noi l’immaginazione al potere ce l’abbiamo, ma ci crea qualche metafisico imbarazzo.

Per capire meglio questo ardito postulato è necessario rovistare, superando eventuali pessimismo e fastidio, nella cronaca della politica locale. Almeno in quelle ormai rare tracce che se ne trovano esplorando i giornali locali. Una volta almeno si popolava di spettatori il loggione della sala del Consiglio comunale, e persino i consigli comunali dei paesi intorno erano in qualche modo affetti da partecipazione pubblica. Ora ci siamo ridotti a lasciarli soli, i consiglieri eletti, coi loro sindaci e assessori.

Come sempre capita a chi s’interroga su chi sia nato prima tra l’uovo e la gallina, non abbiamo ben capito se la diretta tv del consiglio comunale del capoluogo nacque per diffondere meglio il verbo o per meglio accomodare il pubblico sulle poltrone di casa. Adesso che ci balocchiamo addirittura con la diretta streaming, a cui potremmo accedere anche da una piazzola dell’autostrada che non c’è, paghiamo un pegno di disinteresse nei riguardi dell’attività amministrativa cittadina.

Non è così invece per gossip e polemiche perché quelle continuano a piacere molto, a noi e ai giornali. Siamo esseri semplici e tendiamo alla semplicità: la complessità non ci affascina, in questi tempi così dinamici che chissà cosa ne direbbero Marinetti & soci futuristi, salvo poi dare bella mostra del nostro analfabetismo istituzionale alla prima occasione utile.

A chi avesse sfidato e vinto il tedio digitale, o letto qualche giornale dei nostri, questa settimana si sono presentate ben due situazioni buone a suffragare la nostra tesi. La prima è stata un sussulto nel mezzo di un consiglio comunale già mortificato fin dall’ordine del giorno. È stata l’improvvisa rappresentazione scenica di un mondo all’incontrario: la mozione presentata dal Gruppo consiliare di una delle forze di maggioranza. Che, di per sé, non è così rivoluzionario.

L’inversione di senso si è avuta comprendendo che il Gruppo di consiglieri in questione stava sollecitando la maggioranza, di cui fa parte, a rendere gratuita anche per l’anno in corso l’occupazione di suolo pubblico da parte di bar e ristoranti. Un provvedimento che l’attuale Giunta, di cui fa parte la stessa forza politica del Gruppo di consiglieri, aveva escluso, dato il termine dell’emergenza Covid e per problemi di bilancio, oltre al fatto che così avrebbero favorito solo i possessori di dehor e impossibilitato altri benefici per le categorie del commercio penalizzate dal gonfiore delle bollette, ormai esplose secernendo il pus dell’insostenibilità economica.

È stato un po’ come fare una richiesta a se stessi, cortocircuitando la logica più elementare: discutetene in Giunta e, hanno risposto i Consiglieri d’opposizione, non rompete le castagne (quelle grosse). Forse è stato un incidente dettato dalla troppa abitudine di starci loro, all’opposizione. O forse, furbetti come sono, hanno ricercato una complicità nelle reali forze d’opposizione nel tentativo – bieco, alla vista – di tirare un colpo basso alla propria maggioranza e segnare un distinguo tra le forze politiche che la compongono.

La minoranza ha però colto la dissonanza e gliele ha cantate chiare senza steccare, affossando la mozione insieme alla maggioranza che restava. Lo spettatore meno avvezzo alla dislessia amministrativa a cui ci stiamo abituando ci sarà rimasto un po’ male, di fronte a questa confusione di ruoli. Patetico poi, da parte di quel manipolo di consiglieri, il tentativo di recitare la parte di quelli che vorrebbero ma non possono, che se fosse dipeso da loro.

La seconda situazione buona a suffragare la nostra ardita tesi – scusate, mi vien da ridere solo a scriverlo – sono le dichiarazioni che pare abbia rilasciato a un’agenzia di stampa nazionale il presidente del Cordar (designato dall’attuale maggioranza comunale secondo le irrinunciabili logiche dello spoils system), la società partecipata che si occupa dei nostri acquedotti, secondo il quale, visto lo stato di siccità del territorio, non resta che un pellegrinaggio a Oropa per invocare la pioggia. Per intenderci: niente contro i pellegrinaggi o contro la Madonna, che comunque avrebbe fatto prima a non provocarla la siccità, ma questa è la “statura” di certi amministratori: miracolati che invocano il miracolo. In ogni caso, si cercano rabdomanti e stregoni per una danza/flashmob della pioggia. Non si sa mai.

Lele Ghisio

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