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Madre e figlia prese a botte per l’affitto in ritardo

Vicenda sconcertante a Ivrea. La figlia 11enne, che tentava di difendere la mamma, sarebbe stata spinta giù dalle scale del palazzo

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Vicenda sconcertante a pochi chilometri da noi, a Ivrea: la bambina sarebbe stata spinta dalle scale del palazzo.

Madre e figlia prese a botte per l’affitto in ritardo. Vicenda sconcertante a pochi chilometri da noi, a Ivrea: la bambina sarebbe stata spinta dalle scale del palazzo.

Madre e figlia prese a botte per l’affitto in ritardo

Si sono presentati in cinque, il padrone di casa e altre quattro persone. Pretendevano l’affitto arretrato, oppure che la donna e la bambina se ne andassero.

Al rifiuto dell’inquilia, l’avrebbero presa a calci e pugni. E la figlia 11enne, che tentava di difendere la madre, sarebbe stata spinta giù dalle scale del palazzo.

Momenti di follia l’altro giorno in un edificio di Ivrea, dove il titolare di un appartamento avrebbe esagerato nel far valere le proprie ragioni nei confronti degli inquilini in ritardo con i pagamenti. Già nei giorni precedenti erano stati staccati gas e luce, poi è arrivata la richiesta dell’affitto.

Valigie e indumenti buttati fuori dalla finestra

Dopo aver picchiato la donna, il padrone di casa e i suoi amici avrebbero iniziato anche a prendere gli effetti personali di madre e figlia e buttarli fuori dalla finestra. In strada sarebbero finite valigie, giocattoli, scarpe, materiale scolastico e altro. Tutto sotto la pioggia.

Sono stati i vicini a chiamare la polizia, ma all’arrivo della volante i cinque erano già andati via. Madre e figlia sono state portate al pronto soccorso di Ivrea, mentre il marito (che lavora in Sicilia) è precipitosamente tornato a casa. Lo riporta Notizia Oggi.

Tre persone denunciate

Le cinque persone che hanno partecipato al “blitz” sono state sentite in commissariato, ma solo tre (e tra queste ovviamente c’è il proprietario) per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. A questo primo reato potrebbe però aggiungersi quello di lesioni personali.

Foto d’archivio

 

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