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«Sono innamorata della vita, ma non mi credono»

Deborah Nave, 47 anni, si presenta per parlare del suo libro, ma poi scopriamo un mondo che non possiamo non raccontare

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COSSATO – Incontriamo Deborah Nave, 47 anni, per parlare del libro di poesie che ha appena pubblicato, ma a conoscerla si apre un mondo che non possiamo non raccontare in parallelo.

«Ho sempre amato scrivere, ma non ho mai prodotto nulla fino quando ho incontrato un altro autore, Stefano Mantovani, che mi ha incoraggiata a farlo e che mi ha scritto la prefazione – spiega -».

Facendo un passo indietro però, scopriamo che Deborah si è laureata in Lettere nel 2001 e poi è successo qualcosa.
«Vivevo i miei ultimi giorni da studentessa, quando è arrivata l’opportunità di iniziare un tirocinio come sportellista presso l’Asl Bi, in neuropsichiatria infantile. Il mio compito era di informare le famiglie sulle pratiche per la disabilità.
È diventato il mio lavoro per quindici anni e più mi interessavo alle questioni, più sentivo la necessità di formarmi anch’io.
Le persone arrivavano con dubbi che suscitavano emozioni forti, che volevo gestire. Ho seguito dei corsi per imparare ad ascoltare gli altri, fino ad arrivare a saper ascoltare me stessa, che è altrettanto importante».

Deborah, che lei scrive DebORAh, con “ora” maiuscolo per evidenziare l’importanza del vivere il momento, l’adesso, siede su di una sedia a rotelle. Non è che sia rilevante specificarlo, ma in qualche modo ha contribuito a far sbocciare la sua sensibilità: «La sedia è il mio maestro zen migliore – aggiunge ancora -».

Ritornando al testo, che s’intitola “Colori dal Vuoto”,  spiega Deborah: «Mi sono buttata senza sapere dove mi avrebbe portata l’esperienza e mi rendo conto che sta creando incontri inaspettati, nuove opportunità. Il libro contiene poesie che risalgono anche al 1994/95, ma è bellissimo rileggerle e scoprire quanto siano attuali, nonostante il tempo trascorso.

Scrivo di gioia, di meraviglia e di tristezza. Sono i sentimenti, posso dire anche i colori, che ho dentro e che spero possano evocare nelle persone che leggono le medesime mie emozioni, umane.
Già prima della situazione sanitaria, era difficile parlare di sentimenti, dei propri movimenti interiori, figuriamoci oggi, con tutto quello che sta accadendo nella società.

Spero, con la lettura delle poesie, di stimolare la creatività che tutti abbiamo, imparando a viverla nella vita quotidiana».
Le esperienze di cui parla sono una forma di nutrimento per l’anima, e quando le chiediamo qual è il filo conduttore, dice: «Erano parole chiuse in un cassetto da tempo, ora le condivido perché esprimer-si è dire sì alla vita.

Non aveva più senso tenerle per me, quando possono essere lette e ascoltate da altri cuori.
Lasciamoci andare, lasciamoci stupire dalle piccole gioie.

C’è una poesia di Alda Merini che dice: non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.
Io sono felice e innamorata della vita e a volte mi sembra di non essere creduta, allora lo dico più forte. Lo scrivo».

Il libro è stato curato da Gioia Lomasti. La copertina invece è una chicca, ripresa da un disegno di Deborah, realizzato nel corso di una meditazione dipinta, una giornata speciale in cui ogni partecipante poteva mettere un po’ di sé, utilizzando i colori.

Anna Arietti

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