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“Non lasciamoci rubare il sorriso”

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Verrà presentato martedì 15 aprile il libro “Non lasciamoci rubare il sorriso”, un’iniziativa editoriale dell’associazione Amici del Vernato. L’opera nasce da una ricerca storica al Vernato, compiuta attraverso interviste alle ragazze che hanno frequentato l’Ospizio di Carità, un orfanotrofio che  ospitava un centinaio di ragazze e di ragazzi intorno agli anni 1950/60.

Verrà presentato martedì 15 aprile il libro “Non lasciamoci rubare il sorriso”, un’iniziativa editoriale dell’associazione Amici del Vernato.

L’appuntamento, a ingresso libero e organizzato da NuovaMente, è in programma alle 21 nell’aula 39 dell’Itis “Quintino Sella”, alla presenza di Giorgio Fogliano, Maurizio di Dio Busa e Tiziano Pascutto.

L’opera nasce da una ricerca storica al Vernato, compiuta attraverso interviste alle ragazze che hanno frequentato l’Ospizio di Carità, un orfanotrofio che  ospitava un centinaio di ragazze e di ragazzi intorno agli anni 1950/60.

“Speravo sempre – ha detto una di queste – che un giorno qualcuno venisse a chiedermi di raccontare la mia storia, mi sono vergognata per tanto tempo di essere stata lì”.

“Così la loro esperienza – spiegano gli organizzatori – appare completa ed efficace soltanto quando se ne può parlare con altri, quando si è capaci di esprimerla dandole un senso, riabilitando una parte di storia negata e di cui diverse ragazze si vergognano ancora. Il titolo nasce da un loro racconto ed è significativo, anche per il periodo storico che attraversiamo. Sono una ventina di narrazioni corredate da fotografie d’epoca”.

I proventi della vendita del libro saranno devoluti all’Associazione ABC – onlus, laboratorio Socio Psico Pedagogico formato da psicologi, formatori insegnanti e volontari spinti dal desiderio di dare un aiuto concreto ai ragazzi con difficoltà scolastiche o con situazioni di disagio e alle loro famiglie.

Il libro, oltre al valore umano dei racconti, contiene diverse illustrazioni – come quella in copertina – eseguite con la tecnica delle tre matite dal pittore Vincenzo Rizzà, anch’egli vissuto all’Ospizio dove ha imparato l’arte della pittura.

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