Seguici su

Eventi & Cultura

Martedì il processo del Babi

Pubblicato

il

Come sempre il Babi avrà tante cose sui cui disquisire. L’anno appena trascorso ha dato tantissimi spunti, insomma anche nel 2015 la politica locale ha dato il meglio di sè.

Come sempre il Babi avrà tante cose sui cui disquisire. L’anno appena trascorso ha dato tantissimi spunti, insomma anche nel 2015 la politica locale ha dato il meglio di sè. Gli argomenti sono tanti, anzi  troppi. L’ospedale nuovo che ogni tanto va sott’acqua (per forza la falda acquifera è appena sotto i piedi), oppure i laboratori da poco inaugurati e già a rischio chiusura. Oppure la telenovela su cosa fare del vecchio nosocomio per il quale sono stati già spesi 100mila euro per un concorso di idee internazionale. E ancora. Archiviata la lunga e inconcludente storia di peduncoli e peduncolini,  adesso la “madre di tutte le battaglie” biellesi è l’elettrificazione delle linee ferroviarie, una bazzecola da 30 milioni di euro. Come sempre Beppe Pellitteri, in arte il Babi, ne avrà tante da rinfacciare ai VIP di questa città.
Martedì sera dunque a partire dalle ore 21, l’appuntamento per i biellesi è al teatro Sociale per la messa in scena del “Processo al Babi”, per la cui realizzazione Pellitteri e soci si stanno preparando da mesi. «Abbiamo iniziato le prove nel scorso novembre – spiega la più irriverente maschera del Carnevale biellese – e siamo pronti per il gran finale». Così sul palco del teatro cittadino si alterneranno 15 attori e sei musicisti che come sempre sapranno far divertire il pubblico.
Per quanto riguarda i biglietti, si va verso il tutto esaurito: ormai i tagliandi disponibili sono pochi e quindi chi non l’ha ancora acquistato è meglio che si affretti.  
Come riportato da Frammenti di storia biellese, dal 1982, ogni edizione del Carnevale di Biella si chiude con il processo al Babi e la conseguente e scontata condanna al rogo: ma qual è la colpa di cui si è macchiato il rospo antagonista di Gipin?
 Nella versione più comune della leggenda si narra che il Babi, originario delle zone paludose della bassa vercellese, si avviò un giorno verso i monti biellesi; inebriato dal clima e dalla vista del paesaggio, iniziò a saltellare tutt’intorno e con un poderoso balzo si posò sul ramo di un albero. In quel mentre arrivarono Gipin e Catlin-a: la donna, attirata dai suoni emessi dal Babi, esclamò «Che bell’uccello, e che originale!», suscitando nel rospo un moto di orgoglio.
 Gipin, per nulla impressionato, si rivolse alla moglie dicendole che quello non era un uccello bensì un babi: questo richiamo alla realtà provocò la reazione stizzita del rospo e originò l’inimicizia tra lui e Gipin.
 Da allora il Babi, accusato di spacciarsi per l’uccello più bello di Biella, viene portato in tribunale da Gipin e immancabilmente condannato: solitamente l’arringa del Pubblico Ministero si concludeva con queste parole: «[…] cessi una buona volta la sconcia diceria che il più bell’uccello di Biella sia il Babi. Domando per lui il massimo della pena: la morte. La vostra condanna sia severa, inesorabile, esemplare».
Fino a qualche anno fa, il processo si concludeva con il rogo della maschera poi questioni di sicurezza hanno indotto, o per meglio dire, obbilgato gli organizzatori del Carnevale biellese a soprassedere all’avvenimento finale.

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook