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Economia

Anno nuovo, pedaggi autostradali più alti

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L’innalzamento medio nazionale è del 3,9 per cento. Il presidente Del Boca: “No agli aumenti automatici. Le tariffe siano adeguate agli investimenti effettuati dalle società concessionarie”

L'anno nuovo ha portato con sé tante novità. Tra queste non poteva mancare un bel ritocchino alle tariffe autostradali.

I calcoli dei vari rincari nel dettaglio li ha fatti Confartigianato, che sottolinea come, per il quinto anno consecutivo, gennaio abbia portato consistenti innalzamenti dei pedaggi, in Italia (+3,9 per cento è il dato medio nazionale) e in Piemonte. A livello regionale si va da un contenuto +0,82% per la A5 (Torino-Ivrea-Val d’Aosta), al +1,6% della A6 (Torino-Savona) fino all’esorbitante +5,27% della A4 (Torino-Milano).

“Si tratta di aumenti che danneggiano soprattutto le imprese dell’autotrasporto e i pendolari che quotidianamente percorrono le tratte autostradali” denuncia Francesco del Boca, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.

“L’autotrasporto – prosegue – è in difficoltà per i costi d’esercizio elevati, le tariffe che non arginano gli oneri delle imprese, il costo del lavoro in aumento e la concorrenza dei vettori esteri. Gli aumenti decisi col meccanismo del cosiddetto price-cap, cioè del prezzo controllato nel rapporto società concessionarie e governo e che saranno incassati da Anas e singoli gestori, non tengono conto dell’andamento del mercato e della situazione di crisi economica che le imprese stanno attraversando. Sono decisioni prese sulla pelle degli utenti senza che migliorino i servizi offerti”.

Secondo il presidente di Confartigianato è necessario rivedere completamente il meccanismo dei pedaggi, stabilendo tariffe che siano rapportate agli investimenti delle società che gestiscono le autostrade: “Occorrono – continua Del Boca – nuovi criteri più stringenti per definire un meccanismo di adeguamento dei pedaggi autostradali che sia strettamente legato agli investimenti effettuati dalle società concessionarie delle tratte autostradali. Rimandare nei prossimi cinque anni il recupero degli aumenti da corrispondere ai concessionari in base agli automatismi contrattuali è una politica che non paga. Infatti le condizioni economiche esistenti al momento della firma dei contratti di concessione sono, dopo anni di recessione, radicalmente cambiate e gli attuali automatismi non reggono”.

“Del resto – fa notare Del Boca – la Banca d'Italia e l'Autorità Antitrust hanno ufficialmente rilevato il mancato completamento e i ritardi degli investimenti programmati dalle società delle autostrade e questo è un motivo di revisione degli accordi. I continui rincari dei pedaggi fanno aumentare il costo di gestione per l’utilizzo dei veicoli commerciali, a discapito degli investimenti in logistica da parte delle imprese di autotrasporto e con inevitabili ricadute sui consumatori finali, deprimendo ancora di più la propensione al consumo delle famiglie”.

 

 

 

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