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Biella

Ventitré anni fa l’omicidio di Augusto

Il senzatetto morì dopo quasi un mese di agonia

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ventitrè anni fa l'omicidio di augusto

Ventitré anni fa l’omicidio di Augusto. Una della pagine più terribili della cronaca nera e della storia recente di Biella.

Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2002 venne pestato a sangue freddo Augusto Festa Bianchet, iconico clochard del centro. Morì dopo quasi un mese d’agonia, il 18 marzo, a soli 54 anni.

Come ogni anno, ricordiamo quel barbaro delitto, per il quale la giustizia non riuscì a trovare i responsabili. Alla morte di Augusto seguirono infatti indagini e processi, ma nessuna condanna. I due giovani imputati furono entrambi assolti.

Ventitré anni fa l’omicidio di Augusto

L’unica condanna fu per Nicola Casarulo, il “super testimone”, che prese dieci anni in primo grado per il concorso nell’omicidio. Rimase senza risposta l’altra inevitabile domanda: in concorso con chi? Chi furono gli esecutori materiali? Gli altri due imputati, accusati proprio da Casarulo (la cui attendibilità venne messa in discussione), furono assolti al termine del lungo iter processuale. Casarulo, morto poco tempo dopo, si era auto accusato: «Li ho incitati mentre loro picchiavano – aveva spiegato agli inquirenti -: uccidetelo, uccidetelo…».

Un omicidio irrisolto. A distanza di tutto questo tempo rimane solo la memoria, il ricordo di un delitto consumato nel cuore del centro di Biella. Un delitto che risvegliò la città da quell’immagine di “isola felice” che si era cucita addosso.

In quell’isola felice, infatti, Augusto venne brutalmente picchiato sotto i portici che oggi portano il suo nome. I suoi assassini si accanirono su di lui apparentemente senza una ragione. Sbatterono la sua testa contro il muro, lo presero a calci e lo lasciarono a terra, in fin di vita. Il suo calvario sarebbe durato quasi un mese, trascorso in stato di coma in un letto del vecchio Ospedale degli Infermi.

Telefonata anonima

Qualcuno udì i suoi lamenti e diede l’allarme da una cabina telefonica. Una telefonata rimasta anonima, quella persona non venne mai allo scoperto. Nonostante gli appelli non si presentò mai a polizia o carabinieri per raccontare quello che aveva visto.

«Bastardi, vigliacchi…» furono le ultime parole pronunciate da Augusto prima che le sue forze venissero definitivamente meno. Come a voler dire a tutti che a ridurlo in quello stato era stata più d’una persona. Poco dopo entrò in coma.

A quello che all’epoca era noto a tutti come “il barbone della Standa” nel corso degli anni sono state dedicate targhe, canzoni… perfino un libro.

La poesia di Giuseppe Gilardino

L’ultimo omaggio è la poesia del pralunghese Giuseppe Gilardino, Luna assassina, che riportiamo di seguito.

Lasciatemi dormire, / sul ciglio di questa strada / lasciatemi dormire.

Qui c’è il polline fatato / che profuma di vino, tabacco / e di segrete voglie.

Dormirò qui / sotto questi lampioni gialli: / gli abat-jours / delle mie notti d’ambra.

Nel grembo dei cartoni / troverà riposo l’intima patria / di tenerezze sospirate, / l’ala di un Dio consolatore.

Sul presagio della mezzanotte / lascerò al maestrale / pensieri senza confini / e aspetterò una luna assassina / che mi faccia sognare.

Chi ha inventato il tempo / conosce i luoghi comuni / della mia meridiana / e sa che non ho appuntamenti, / posso dormire anche per sempre… / quando arriveranno / passi vili e ferrati / a infrangere il sigillo / delle mie vene derise e senza nome.

Diventerò, allora, come uno di voi!”.
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