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Cronaca

“Temevo di morire, mi sento un miracolato”

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«Continuavo a perdere sangue dalla gamba, completamente aperta, a un certo punto ho avuto il terrore di morire dissanguato».

«Continuavo a perdere sangue dalla gamba, completamente aperta, a un certo punto ho avuto il terrore di morire dissanguato».
Maurizio Cannas, 54enne biellese di origine sarda, è finalmente tornato a casa a Zubiena, dopo l’infortunio sul lavoro del quale è stato sfortunato protagonista. Era il 19 gennaio e lui si trovava a Mortara. A distanza di due settimane, ora che il peggio è passato, se la sente di raccontare la terribile esperienza. Stava per essere travolto da un tubo di 12 quintali, è riuscito incredibilmente a scansarlo, ma la catena al quale era collegato gli ha asportato un polpaccio. «Ricordo che il sangue usciva come da un rubinetto aperto – spiega -, il terrore mi ha dato la forza di chiamare il 118. Con l’aiuto di un camionista, ho tolto la cintura e l’ho stretta attorno alla gamba per fermare il flusso. Non mi ero accorto che la gamba si stava gonfiando troppo, il sangue si stava coagulando». Trasportato d’urgenza all’ospedale di Vigevano, è stato sottoposto a tre operazioni e quattro trasfusioni nel giro di pochi giorni. Il rischio, concreto, era quello di perdere l’arto.
«Mi misuravano la febbre ogni mezz’ora – racconta ancora – perché c’era l’alto rischio di infezioni. All’inizio non osavo nemmeno chiedere informazioni, avevo troppa paura. Dopo tre giorni, il medico è entrato nella mia stanza e per la prima volta mi ha guardato sorridendo. “Lei è un miracolato”, mi ha detto. A quel punto mi sono messo a piangere».
Scongiurato il rischio amputazione e ringraziato il personale del 118 di Mortara e del reparto ortopedico dell’ospedale di Vigevano, Maurizio ora dovrà affrontare un lungo periodo di riabilitazione (al momento è ancora costretto a letto con la gamba perennemente in trazione). Tuttavia il suo umore è buono: «Non vedo il bicchiere mezzo pieno – continua -, lo vedo pienissimo. La fascia muscolare è distrutta, ma i medici dicono che “ricrescerà”. C’è solo da capire quali siano le condizioni del ginocchio. So di un’altra persona che ha avuto un incidente simile in un cantiere differente e con una ditta diversa. Lui non è riuscito a evitare il tubo e oggi è su una sedia a rotelle. A me è andata bene. Non vado spesso in chiesa, ma sono devoto a padre Pio. Chi lo sa, magari devo ringraziare anche lui e le persone care che non ci sono più. Anche perché ancora non mi spiego come sia riuscito a non farmi travolgere, è stata questione di centimetri. Pensavo davvero di morire, quando ho visto arrivare i vigili del fuoco ho pensato che fossero angeli».
Tornato a casa, venerdì, ha dovuto fare i conti con la burocrazia: «Mia moglie ha chiamato l’ospedale per organizzare la medicazione, le hanno risposto che essendo stato operato a Vigevano sarei dovuto andare lì… Come se fosse stata una mia scelta farmi male fuori Biella».
Il problema si è per fortuna risolto nei giorni seguenti. Si era trattato di un semplice disguido, di un’incomprensione con la centralinista. Un “contrattempo” che non ha minimamente minato la positività di Cannas: «Il mio morale è comunque alto. La vita è una sfida continua, ma è bella e io cerco di godermela nel modo migliore nonostante tutto. E lo dico sempre ai miei figli: magari sei senza soldi o non puoi permetterti roba di marca, ma devi sempre saper cogliere gli aspetti positivi, il bello dell’esistenza. Ne vale sempre e comunque la pena. Sono così contento di essere a casa con la mia famiglia e di vedere l’affetto delle tante persone che mi circondano, che vado avanti con il sorriso sulle labbra. Sono comunque felice».
Matteo Floris

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