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Cronaca

Sparatoria di Milano, l’incubo vissuto da un avvocato biellese

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“Siamo rimasti chiusi a chiave in una stanza per 40 minuti, poi ci hanno fatte uscire di corsa”. E’ ancora scossa Alessia Bodo, 34enne avvocato biellese, mentre racconta il dramma vissuto ieri mattina a Milano, dove un killer ha ucciso tre persone a colpi di pistola.

“Siamo rimasti chiusi a chiave in una stanza per 40 minuti, poi ci hanno fatte uscire di corsa”.

E’ ancora scossa Alessia Bodo, 35enne avvocato biellese, mentre racconta il dramma vissuto ieri mattina a Milano, dove un killer ha ucciso tre persone a colpi di pistola.

“Ero in tribunale con una collega – spiega -, per una causa civile. Eravamo nella stanza del giudice quando all’improvviso ci è stato comunicato di rimanere dentro e chiuderci a chiave fino a diverso ordine. Non sapevamo nulla, abbiamo iniziato a capire vedendo le notizie su internet, però arrivavano informazioni contrastanti”.

Sono stati 40 minuti interminabili, trascorsi a pochi metri da Claudio Giardiello, che ha sparato tredici colpi, uccidendo tre persone e ferendone altre due, sullo stesso piano in cui si trovava l’avvocato Bodo.

“Non sapevamo quante fossero le vittime e quali motivazioni lo avessero spinto ad agire – continua -, eravamo spaventate dall’idea che fosse ancora in circolazione. “Speriamo lo prendano presto”, pensavo, anche perché ormai, avendo iniziato a sparare, non aveva più niente da perdere. In quel momento, egoisticamente, mi auguravo solo di poter uscire in fretta, il prima possibile”.

Poi la fine dell’incubo: “A un certo punto dal corridoio è arrivata una persona a dirci di andarcene di corsa. Una volta fuori, passata l’ansia, abbiamo iniziato a capire davvero cosa fosse successo”.

Un’esperienza difficile da superare: “Provo tanta amarezza per le famiglie delle persone uccise – spiega ancora Alessia Bodo – e non posso fare a meno di chiedermi come sia potuto succedere. Come ha fatto quest’uomo a entrare e uscire dal tribunale indisturbato? Siamo davvero sicuri nelle aule di giustizia? Spero soltanto che una cosa del genere non capiti mai più”.

m.f.

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